Mio fratello
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9 Maggio 2018 alle 3:02 PM #1156matteoPartecipante
Gent.mi Signori,
volevo sottoporvi il caso di mio fratello Luca, 42 anni psicotico con tendenze paranoidi, da circa venti anni, per capire come meglio affrontare la situazione delicata a cui per l’ennesima volta stiamo andando incontro ed avere magari qualche strumento in più dal punto di vista legale.
Dopo più di dieci anni disastrosi in cui ha vagato fra “comuni” sull’appennino e ritorni a casa si è stabilizzato a casa dei miei e ha iniziato a curarsi a periodi alterni.
Luca è seguito da un CPS di Milano e gli è stata prescritta una cura minima (1/2 pasticca xiprexa al di’ se non erro), il suo andamento in questi anni è stato scostante e non appena la cura viene interrotta manifesta i suoi sintomi paranoidi, i suoi discorsi e le sue azioni perdono ogni ragionamento logico.
Per periodi alterni, vivendo a casa dei miei genitori e curandosi regolarmente ha dimostrato di poter lavorare e condurre una vita semi autonoma pur non manifestando mai un interesse verso il suo futuro e sperperando i soldi che era riuscito a guadagnare in donne e oggetti e sfogando spesso la sua rabbia repressa verso i familiari.
Ha inoltre una figlia di 17 anni che miracolosamente i miei genitori sono riusciti a crescere “sana” di cui non si è mai occupato né economicamente né emotivamente, se non per attaccarla a parole nei suoi momenti paranoici.
Per rendere possibile una coesistenza, i miei genitori, di anni 72 ormai stremati dopo 25 anni di “problemi” hanno investito per Luca in un piccolo appartamento, poco distante da casa loro d’accordo con psichiatra e amministratore di sostegno.
Durante la ristrutturazione Luca, per quanto a volte interessato alla scelta del mobilio, non ha mai aiutato mio padre nei piccoli lavori da fare e non si è mai preoccupato di come mantenere questa casa. Tenete conto che mio fratello, nonostante la sua condizione è riuscito a diplomarsi anni fa come oss e ha lavorato molto spesso anche se in maniera saltuaria. Pare che nei periodi di stabilità mentale sia sia dimostrato affidabile e stimato sul lavoro, nonostante ogni rendita sia sempre stata sperperata. In questo senso ha sempre trovato il modo di aggirare l’amministratore di sostegno facendosi pagare in contanti o trovando altri sotterfugi.
Da qualche mese vive in questa nuova casa, ma la situazione pare stia di nuovo precipitando; non è possibile verificare se si cura regolarmente e a quanto pare ai miei genitori lo fa solo saltuariamente, ha perso ogni lavoro anche perché se cercato non risponde al telefono e si presenta più volte al giorno a casa dei miei genitori per mangiare.
Luca pare non essere violento anche se a parole è stato sempre aggressivo nei confronti di mia madre e della figlia che si intimoriscono sempre di più, ma è ormai in una situazione di stallo e di regresso che rende molto difficile il suo reinserimento sociale.
Ho sottoposto questi peggioramenti, insieme al fatto che i miei genitori psicologicamente e praticamente non ce la fanno più, all’attenzione dello psichiatra e dell’amministratore di sostegno ma la loro azione è sempre dettata da tempi e scadenze molto lunghi e le prospettive sembrano sempre tenui e troppo facili per essere sviate facilmente.
Aiuto da cooperative sociali per inserimento lavorativo, incontri mensili….bla bla bla..
I dati di fatto dal mio punto di vista sono:
• Luca anche se segue una cura minima deve farla regolarmente perché è molto evidente come i suoi discorsi e le sue azioni perdano un senso logico appena viene interrotta.
• Curandosi Luca potrebbe condurre una vita normale se venisse seguito in maniera pratica e più costante e se i suoi averi o proventi lavorativi fossere gestiti per la sua autosufficienza da altri. Non è minimamente in grado di gestire il proprio denaro.
• I miei genitori, nonostante gli sforzi di venticinque anni, non hanno alcun potere salvifico anzi il loro amore è sempre il pretesto per sapere da chi attingere soldi o richieste in cambio di insulti. Non possono essere più il primo punto di riferimento per Luca e pensando anche al suo futuro, quando non ci saranno, va trovata un’alternativa.
• Io sono sempre stato scettico riguardo all’acquisto del monolocale ma mio padre e mia madre si sono illusi che lui potesse diventare una persona “normale e responsabile” e con l’amministratore di sostegno hanno ragionato sul fatto che potesse essere un investimento per il suo futuro per quando non ci saranno più.Arrivati a questo punto vorrei capire come ci si potrebbe muovere per dare una svolta alla situazione oltre ad avere alcune domande pratiche:
– I miei genitori possono togliere a Luca le chiavi di casa loro. Fino a che punto arrivano i loro obblighi genitoriali tenendo anche conto del fatto che ha un amministratore di sostegno?
– Quali sarebbero i doveri di Luca nei confronti della figlia.
– Quali saranno i miei obblighi e quelli della figlia quando non ci saranno più i miei genitori
– Lo psichiatra del CPS non avrebbe il dovere di controllare praticamente se Luca si cura e l’amministratore (un avvocato fra l’altro) di verificare saltuariamente la sua salute e la gestione delle sue cose?
– Potrebbe essere utile un avvocato per tutelare gli interessi dei miei genitori nel futuro?Come ci possiamo muovere in questa situazione?
Grazie anticipatamente, Matteo
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