Il rapporto del Censis sulla schizofrenia del 2016
Il Censis è un istituto privato, fondato nel 1964, che si occupa di ricerche ed analisi nel campo sociale ed economico. Ha pubblicato nel gennaio 2018 uno studio dal titolo ”Vivere con la schizofrenia. Il punto di vista dei pazienti e dei loro caregivers”. E’ un lavoro molto deludente e che fa seriamente dubitare sulla capacità del Censis di fare analisi. Intanto la sua validità statistico-scientifica è quasi nulla. Sui 254.000 schizofrenici, ufficialmente individuati dall’Istituto Superiore della Sanità ne sono stati interrogati 160. E sono stati altresì interrogati 164 familiari, che sono poi, nella grandissima maggioranza dei casi, i cosi detti caregivers. Ora un campione di 160 malati può essere sufficiente dal punto di vista statistico solo se la cosi detta “varianza del campione” non è elevata. Se si deve stabilire, ad esempio, quante mucche in Italia sono bianche e quante sono nere, la varianza è molto bassa: ci sono solo due casi, o bianche o nere. Allora un campione di 160 mucche, scelte adeguatamente è più che sufficiente per avere un risultato affidabile. Ma se io devo stabilire la soddisfazione di un gruppo di malati, espressa in un numero che può andare da 1 a 100, la varianza è altissima. Devo praticamente interrogare tutti i malati. Come del resto aveva fatto Vittorino Andreoli nel suo pregevole studi sugli OPG: aveva interrogato tutti i 1.300 ricoverati nelle strutture. Era emerso, tra parentesi, che – come noi già sapevamo – gli OPG erano rimasti l’unica struttura italiana che era in grado di curare efficacemente i malati di mente. Infatti erano stati, dopo qualche anno, anche loro chiusi con il determinante contributo di quell’ineffabile personaggio di Marino, che voleva diventare sindaco di Roma.
Ma torniamo allo studio del Censis. Intanto vi è un dato di base anomalo: è universalmente noto che la schizofrenia e’ una malattia che colpisce in tutto i mondo senza distinzioni di razza o di tipo di società e che ha una incidenza di circa l’1%. Come mai in Italia gli schizofrenici anziché 600.000 sono ufficialmente 254.000 ? Sappiamo benissimo il perché. La diagnosi di schizofrenia non viene data mai volentieri. Si preferisce spesso parlare di disturbi della personalità, di borderline e di altre diagnosi meno pesanti. Diciamo che, verosimilmente, 254.000 sono i malati più gravi e di cui non si può addolcire la diagnosi. Ma anche gli altri ci sono.
Molti dei dati dello studio sono irrilevanti: dove è stata fatta la diagnosi, le età od il sesso dei caregivers fino ad arrivare al limite della stupidità. Ad esempio la terapia dell’assistito a seconda dell’area geografica del caregivers. Qualche dato diventa interessante e scientificamente credibile se ne viene diminuita la varianza: per esempio l’analisi che studia chi da supporto al malato. Lo studio considera il partner, i figli, i parenti, estranei o nessuno (chissà perché non i genitori). Troppa varianza per 160 indagati. E’ più reale dire che circa il 10% dei malati viene assistito da persone esterne alla famiglia (sono probabilmente i più ricchi), il 25% circa si arrangia da solo e la grande maggioranza viene supportato dai familiari. Comunque trarre delle conclusioni numeriche da 160 casi è veramente fare un salto nel buio. Altro dato molto dubbio è quello che documenta l’auto percezione della qualità di vita da parte dei malati: il 20% ne da un giudizio positivo o molto positivo. Il 38,8% ritiene la sua qualità di vita nella media e solo il 31,6% dei malati ne da un giudizio negativo. Possibile? Si tratta di malati che soffrono in maniera indicibile e che nel 10% dei casi si suicidano. Mi sembra un tipico caso di campione mal fatto. Ma dove veramente lo studio grida vendetta al cielo è nella valutazione dei servizi. Si dice -come è vero -che manca l’assistenza domiciliare, che i malati hanno bisogno di lavoro, di attività di risocializzazione, di soggiorni di vacanza e poi il giudizio sulla situazione della cura pubblica in Italia è positivo nel 90% degli interrogati. E’ una vergogna. E’ chiaro che le risposte sono state pilotate, come spesso accade, dai responsabili dei servizi pubblici. E , del resto, i ringraziamenti dati per il loro contributo allo svolgimento delle indagini ad un gruppo di primari e medici dei servizi di psichiatria lo conferma. Quelli che avrebbero dovuto essere giudicati e controllati hanno fatto i controllori . Nuove meraviglie della statistica.