Psicanalisi e Schizofrenia
Da un lavoro di F.Torrey
E’ noto che le cattive madri o meglio le madri inadeguate o incapaci furono considerate come causa della schizofrenia. I più grandi sostenitori di queste teorie sono i seguaci della psicoanalisi di Freud. Ma cosa ne sapeva Freud degli schizofrenici? Freud dice che “non ne sapeva nulla sulla schizofrenia”. Nel 1907 riconobbe in una lettera che “raramente vedo dementi (così ai suoi tempi veniva chiamata la dementia praecox, l’odierna schizofrenia). Nel 1911 Freud pubblico la sua analisi su un uomo, Daniel Schreber, che aveva una schizofrenia di tipo paranoide. Freud concluse che Schreber soffriva “a causa di un conflitto sulla sua inconscia omosessualità” che provocò un complesso di Edipo all’inverso. Fu incredibile: Freud non esaminò mai Schreber ma si limitò a leggerne le memorie. Freud più tardi scrisse a una amico che “Non mi piacciono questi pazienti [gli schizofrenici]… li sento così distanti da me e da qualsiasi altro essere umano. Uno strano tipo di intolleranza, che sicuramente non fa di me uno psichiatra”.
La mancanza di interesse di Freud nei confronti della schizofrenia non dissuase i suoi seguaci dall’applicare le sue teorie per curare questa malattia. Dagli anni ’40 e negli anni ’50 la psicanalisi fu largamente usata negli Stati Uniti sugli schizofrenici. Ed oggi è purtroppo ancora usata in Italia. Ad esempio nel 1949 il Dr. Trude Tietze pubblicò uno studio su 25 madri di schizofrenici, in cui concluse che “tutte le madri sono ansiose e ossessive, tutte erano dominanti… Il loro proprio sviluppo sessuale era rimasto imprigionato e le loro idee distorte sul sesso si riflettevano sullo sviluppo sessuale dei propri figli “. Come in tanti altri studi di psicanalisti, Tietze non usò alcun tipo di controllo né statistico, né scientifico (es. confronti con popolazione normale, ecc.).
Viceversa molti studi hanno oggi dimostrato che la psicanalisi non ha alcun valore per la schizofrenia. Con tutta probabilità il migliore di questi studi fu fatta dall’equipe del dr. Philip R. A. May all’ospedale di Stato di Camarillo in California. May assegnò in modo casuale 228 pazienti con schizofrenia suddividendoli in cinque reparti diversi dove essi venivano trattati da:
(1) solo psicoterapia, (2) psicoterapia con farmaci (3) solo farmaci (4) solo di tipo ambientale(5) terapia elettro-convulsivante. I pazienti che migliorarono maggiormente furono quelli trattati con i soli farmaci . Quelli che peggiorarono furono quelli trattati tramite con la sola psicoterapia. L’incontrovertibile conclusione è che l’aggiunta di psicoterapia analitica non è di alcuna capacità curativa: “L’analisi della varianza indicò un significativo e a volte forte effetto dei farmaci a fronte di una insignificante efficacia della psicoterapia”.
Gli studi di May furono criticati da alcuni per aver utilizzato la psicoterapia in forma “non intensiva” abbastanza e per averlo fatto da psicoterapeuti che non avevano una sufficiente esperienza. Fu allora svolto un altro studio, trattando pazienti affetti da schizofrenia con un orientamento psicoanalitico di tipo psicoterapico e usando terapeuti di elevata esperienza. Alla fine del periodo di studio si concluse che, nonostante la presenza di psicoterapeuti esperti “la psicoterapia da sola non produsse risultati o ne produsse veramente pochi nei confronti delle persone affette da schizofrenia”. Tali studi furono riassunti da Donald Klein, uno degli psichiatri Americani più rispettabili: “non ci sono basi scientifiche per affermare che ci siano benefici clinici nei confronti dei pazienti schizofrenici che utilizzano la psicoterapia individuale”. Ci sono anzi diverse prove che la psicoanalisi e la psicoterapia orientata al se (introspettiva) siano addirittura nocive. Nello studio di May ad esempio “l’andamento di chi si era sottoposto alla psicoterapia era significativamente peggiore se confrontato con il gruppo di controllo di chi non aveva seguito alcun trattamento”. In altre parole, pur non seguendo alcun trattamento il gruppo analizzato godeva di migliore salute mentale rispetto a quello che si era sottoposto alla psicoanalisi. Con la psicoanalisi i pazienti si ammalano ancor di più. Alla luce delle attuali conoscenze sui cervelli degli schizofrenici non dovrebbe essere sorprendente capire che la psicoterapia di tipo introspettivo li rende ancor più malati. Tali persone sono sovraccaricate da stimoli esterni ed interni e stanno tentando di dare un qualche ordine al loro caos. Nel bel mezzo di tutto questo lo psicoterapeuta chiede a loro di districare le più profonde motivazioni dell’inconscio, un compito veramente difficile anche se assegnato a una persona alla quale il cervello funziona perfettamente . L’inevitabile conseguenza è di scatenare una cacofonia di pensieri repressi e desideri in un vortice interiore già esistente. Va sottolineato che ancora oggi in Italia molte persone e molti professionisti nel settore della salute mentale credono che la terapia introspettiva sia efficace per trattare la schizofrenia, anche a causa dell’erronea credenza che la famiglia sia la causa della malattia. Ci sono state famiglie che hanno dovuto sostenere spese da 100.000 dollari a 200.000 dollari l’anno per sottoporre il proprio congiunto a un trattamento psicoanalitico. E purtroppo la psicanalisi non solo è inutile, ma è spesso nociva. Nel 1978 il presidente della Commissione per la Salute Mentale negli Usa osservò che “ci sono numerose prove che indicano che alcuni pazienti schizofrenici rispondono in modo avverso ai trattamenti di tipo psicanalitico”. Il dr. Gerald Klerman, al tempo uno degli psichiatri più considerati a livello governativo e famoso ricercatore, riconobbe che “recenti prove indicano che una psicoterapia di tipo intensivo può avere effetti negativi nel trattare la schizofrenia. La psicanalisi dovrebbe essere esplicitamente sconsigliata ed evitata. “ In uno del Dr. T. C. Manschreck pubblicato nel New England Journal of Medicine del 1981, si raggiunse la seguente conclusione: “Curare un disturbo schizofrenico con la psicoanalisi è da considerarsi inadeguato ed anzi una azione negligente. “ Ma forse è meglio dire che, alla luce delle conoscenze attuali, trattare la schizofrenia con la psicoanalisi non solo costituisce una negligenza, ma è una vera e propria mala prassi sanitaria.