Buona sera
Mio fratello di 38 anni ha sempre avuto problemi psichiatrici mai diagnosticati e di conseguenza mai affrontati, per incapacità dei miei genitori quando era adolescente, e per suo rifiuto da adulto.
Alterna fasi di relativa tranquillità in cui cerca i familiari, ma esclusivamente per necessità, o in rarissime altre occasioni, a periodi di isolamento, psicosi e paranoia nei confronti della famiglia e dell’ambiente lavorativo. In questi ultimi casi mostra un’aggressività verbale insostenibile.
Da diversi anni vive da solo, perché la convivenza con i familiari era diventata impossibile, ma non sembra in grado di farlo in modo efficace. Ha contratto numerosi debiti, vive in condizioni igienico/sanitarie discutibili.
I genitori sono rimasti in contatto per quanto possibile per assicurarsi che provvedesse almeno alle esigenze primarie. In alcuni momenti questo è stato accettato di buon grado, in altri è stato interpretato come un’indebita ingerenza nella sua vita.
Ora vuole, nonostante la situazione finanziaria compromessa, lasciare il suo lavoro e andare via da Orte, dove viviamo, perché si sente perennemente controllato e oppresso dalla famiglia e dai colleghi. Immagina trame molto complesse.
Abbiamo provato in diverse occasioni a suggerirgli di farsi visitare da uno psichiatra ma senza alcun successo. Non ce la siamo mai sentiti di attivarci per un TSO perché gli confermerebbe le nostre ipotetiche volontà di controllo sulla sua vita, ma ormai la speranza di convincerlo a parole è svanita. Non ha mai minacciato di volersi togliere la vita né ha fatto del male fisicamente a nessuno negli ultimi anni, solo continui abusi verbali.
Cosa possiamo fare oltre ad abbandonarlo a se stesso aspettando che scoppi l’ennesima bomba che travolgerà le nostre vite?
È molto difficile trovare una strada, il medico curante non ci sa indicare alcun percorso e noi siamo distrutti e psicologicamente molto compromessi da questa situazione.
Vi ringrazio in anticipo