disperazione
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17 Marzo 2011 alle 12:09 AM #254Ada SantamaitaPartecipante
ho bisogno di essere aiutata, si tratta di mio figlio oggi 26enne, quando iniziò questa triste avventura ne aveva 21,ho sperimentato il menefreghismo delle strutture,mi sono sentita dire che se non è lui a decidere non si può fare nulla, abbiamo provato il triste ricovero in SPDC inutile e traumatico, dal quale fugge in modo misterioso, considerando che l’unica via di fuga è un ascensore che funziona solo con l’inserimento di una chiave in dotazione al personale, ci hanno sbattuti da avvocati, da medici privati, i quali ci proponevano comunità private…mio figlio quando iniziò a star male chiese aiuto a noi genitori, era terrorizzato da quello che gli stava accadendo, si è lasciato curare sia farmacologicamente che in psicoterapia, premetto che in quel periodo faceva uso di sostanze psicoattive che usava come automedicazione, non è mai stato ritenuto tossicodipendente, per tre anni ha seguito in modo alternato la cura, fino ad un anno fa che ha interrotto qualsiasi tipo di terapia iniziando un percorso maledettamente devastante, incapacità nel gestirsi, rabbia, abbandono degli affetti vagabondando senza alcun mezzo per l’Italia, aggressività, assenza di stimoli, incapacità nel relazionarsi e nel mondo lavorativo….insomma, una tragedia…..a distanza di un anno la rabbia è rientrata, anche l’aggressività,ma il resto continua e noi poveri genitori continuiamo ad andare in giro per l’Italia a riprenderlo per riportarlo a casa, riteniamo che le strutture che lo hanno seguito hanno fallito. In questi tristi anni siamo stati invitati al gruppo per la famiglia soltanto una volta, dopo tre anni mezzo di angoscia, impotenza, sfinimento…ma anche qui per quanto ci riguarda abbiamo subito un trattamento al quanto disdicevole, credevo che questi gruppi esistessero per dar sfogo alle nostre angosce, dove ci si poteva sfogare da tutti quei fallimenti, beh! ci hanno allontanato dicendoci che non eravamo pronti per affrontare il gruppo! ad oggi ancora mi chiedo;PRONTI DI CHE COSA? come si può essere pronti? Quali genitori crescono i propri figli amandoli più della loro vita stessa e ritrovarsi ad essere pronti ad una devastazione simile?ero, sono spaventatissima, ricordo che mi ribellai nel sentirmi dire che dovevo stare calma perchè alcuni facevano 28 o 25 TSO e mio figlio ne aveva fatti solo due, quindi appartenevo ancora ai fortunati e che avrei dovuto aspettare negli anni che raggiungesse questi numeri per vedere se mio figlio prendesse coscienza della sua malattia…….chiedo a voi esperti come? come? come? ci si deve comportare per far si che mio figlio capisca, quali sono i metodi? cos’è che sbaglio e dove? è il mio unico figlio, che adoro, darei la mia vita in cambio della sua guarigione ed invece siamo qua abbandonati, increduli, vivendolo ogni giorno, ora, minuto, secondo nel suo grande dolore che non riesce a manifestare, solo abbandonato da tutti, ragazzo molto intelligente, studiava all’università con profilo molto buono……aiutatemi vi prego, qualsiasi cosa, sto impazzendo di dolore e non so cosa fare. Grazie Ada
17 Marzo 2011 alle 12:37 AM #255maurizio1981Partecipantenon ci sono parole x descrivere queste malattie,io ho mia moglie di28anni,era una donna scherzosa e inteligentissima,ora mi sembra di vivere un racconto di stephen king…..purtroppo ho visto anch’ io che non ti aiuta nessuno,forse possiamo darci forza l’un l’altro….cosa si fa se 1 paziente rifiuta le cure???cosa succede se il paziente non va neanche al csm????
17 Marzo 2011 alle 7:36 PM #256Ada SantamaitaPartecipanteMi spiace molto, povera donna….noi purtroppo non siamo altro che spettatori impotenti della sofferenza dei nostri cari, nessuno ci aiuta, c’è da impazzire…. I medici per quanto riguarda tua moglie hanno fatto una diagnosi? A noi purtroppo succede che dopo quasi cinque anni ancora non c’è una diagnosi definitiva, chi dice sia bipolare e chi invece sostiene che abbia un grandissimo dolore unito a tutti i traumi vissuti….. Credimi è di una devastazione che la vita sembra essere diventata un peso….. Si fa curare tua moglie? Per alcuni le cure sono risolutive, per altri un sostegno molto importante e questo diritto ci viene negato perché il malato di mente non in questo paese non è riconosciuto come un qualsiasi malato di altro tipo
17 Marzo 2011 alle 7:41 PM #257Ada SantamaitaPartecipantePurtroppo se non si curano il rischio è molto alto, la malattia peggiora e rischiano la cronicizzazione… Riesce ad avere una vita sociale? Ci sono molti gradi di questa malattia, alcuni si recuperano definitivamente
25 Marzo 2011 alle 3:25 AM #264maurizio1981Partecipantela mia lei non si fa curare,gliela do’io di nascosto,non credere che mi faccia piacere,ma senza quella medicina sarebbe un inferno,ho provato a non dargliele,ma si piazza a letto notte e giorno e parla da sola dice che vuole morire etc etc…devo dire che lei va meglio,ho passato i giorni piu’brutti della mia vita se il peggio non arrivera’non ho capito subito di cosa si trattasse,mi voleva lasciare,cel’aveva con la religione,voleva scappare e non ci si ragionava….ora almeno e’ stabile pur sempre arrabbiata,agitata,ma cerco di tirarla fuori dal mondo in cui vive,e come te darei la vita x la persona che si ama…ma purtroppo ho capito che non gli frega a nessuno, nel mio caso forse neanche a sua madre e affiancata alle medicine ci deve essere un’attivita’che il malato deve poter svolgere piano piano un lavoro…io ho un’attivita’cerco di fargli fare sempre qualcosa,la mando a fare spesa,gli dico di pulire a casa,non e’ stato facile fin’ora,ma qualcosa riesco a fargli fare…ora se parla con qualcuno sembra a posto…riesce a ragionare benone,se gli gira scherza pure,solo che non e’piu’com’era,io non sono piu’come ero tutta la mia famiglia e’ cambiata…non posso consigliarti meglio di cosi…….a risentirci cordiali saluti
28 Marzo 2011 alle 7:24 PM #271Ada SantamaitaPartecipantegrazie Maurizio…anche solo vedere che una persona mi risponda e che vive il mio problema mi fa sentire meglio, il farmaco che le dai di nascosto pian piano dovrebbe renderla accessibile ad una eventuale decisione di farsi curare, per quanto riguarda mio figlio i medici mi sconsigliano di farlo, ma credo che quando nessuno ti aiuta, ti aiuti da solo, io ci sto riflettendo seriamente nel farlo,certo i medici mi condizionano molto con tutto quello che mi dicono, ma credo valga la pena di rischiare, questa tua mail mi da un pò di coraggio che non ho…..fammi sapere notizie di tua moglie, il suo miglioramento progressivo nel tempo….a risentirci un abbraccio solidale
29 Marzo 2011 alle 11:24 AM #281ldalbuonoAmministratore del forumSignora,
ha letto quello che Marco Faita ha consigliato a Maurizio ? Segua la stessa procedura. Il percorso è sempre lo stesso. Occorre obbligare le strutture a curare i nostri malati. Adesso vi è quella sentenza della corte di cassazione che ci aiuta. Però bisogna sempre o quasi sempre seguire la procedura di minacce legali, specie quando l’esperienza insegna già che la struttura fa poco o niente. Ma Lei di dove è? Dite sempre, per favore, di dove siete. Magari possiamo direttamente influire sui medici. Comunque tenga presente che il TSO, quando è necessario, va fatto senza esitazioni e senza remore. La cosa peggiore è lasciare il malato abbandonato con i suoi deliri. Il peggioramento è quasi certo. Suo figlio ha solo 26 anni. Bisogna fare ogni sforzo per cercare di arrestare il decorso della malattia. Ha provato a chiedere ai medici se non ritengono che una cura d’urto possa essere, in questo caso, utile ? Prima di dare a un mio figlio gli psicofarmaci proverei elettroshock, coma insulinico, malarioterapia e tutte quelle tecniche d’urto che hanno l’enorme vantaggio di non avere effetti collaterali e che lasciano integra la persona e le possibilità di vita. Purtroppo queste cure vengono fatte solo in cliniche private. Insomma solo i ricchi le possono usare, anche se l’elettrochock è ufficialmente approvato dall’OMS. Ma l’Italia è il fondo del mondo per quanto riguarda la psichiatria.
Lucio Dal Buono. Presidente6 Aprile 2011 alle 9:46 PM #295Ada SantamaitaPartecipanteciampino prov di roma…. mio figlio è stato trattato con antidepressivi e antipsicotico per tre anni, nulla è servito, anzi, nel momento in cui ha deciso di non assumerli più è iniziata una degenerazione del suo stato, rabbia, aggressività, vagabondaggio, violenza…tutte cose che non erano mai accadute, in parte dopo quindici mesi dalla sospensione dei farmaci sono rientrate, tipo la rabbia, l’aggressività, la violenza, ma il vagabondaggio continua, disconosce il suo stato, ride da solo, esce di casa e non ritorna, dice di voler fare delle cose ed invece non fa nulla…nessuno lo segue, ci dicono che dev’essere lui a decidere, che non c’è nulla da fare e qua si vive l’angoscia più totale…io mi chiedo, come si fa a farlo diventare accessibile? quali sono i modi, le parole, gli atteggiamenti da usare? prima di finire tutti al cimitero? la ringrazio per la risposta, mi creda ho solo tanta disperazione è il mio unico figlio….
6 Aprile 2011 alle 10:14 PM #296Ada SantamaitaPartecipanteho avuto la triste esperienza di sentirmi dire dalla psicologa che la causa dello stato di mio figlio sono io, e che se decidesse di farsi ricoverare dovrei sperare che buttassero le chiavi….ho timore che le cure siano state inadeguate e che possano aver cronicizzato la malattia…mio figlio ha subito una denuncia da parte del primario durante il primo ricovero in spdc, dov’era stato considerato stato in acuzia (questo termine è stato proferito nel momento del ricovero)…ho avuto giorni difficilissimi nell’accettare l’accusa della colpa dettami dalla psicologa, ho creduto di non farcela a superarla, il mio pensiero si è fermato a quel giorno.
7 Aprile 2011 alle 1:56 PM #297Ada SantamaitaPartecipantela psicologa in questione fu lei a dicidere quando nostro figlio durante la psicoterapia cadde in depressione, trasferirlo da ciampino, servizio di appartenenza a frascati non di appartenenza, creando così a nostra insaputa, conflitti interni, poichè sorpassò il DSM di ciampino, ma dopo tre anni di terapia farmacologica, nel momento in cui decise di non assumere più farmaci entrando in quella fase delicatissima, la psichiatra ci disse che lei non poteva fare più nulla e che dovevamo andare al DSM, fu allora che capimmo attraverso il malumore dimostratoci dal servizio in quanto facevano resistenza nella presa in carico del ragazzo, scaricando responsabilità e rimandandoci da dove eravamo venuti, senza però alcun esito positivo, perchè a loro volta ci rimandavano al DSM, che qualcosa fra servizi sert e dsm di ciampino non correva una stima reciproca, mentre nostro figlio stava in delirio, ci creavano mille difficoltà.
7 Aprile 2011 alle 2:06 PM #298Ada SantamaitaPartecipantefino a che nella disperazione più totale, io che sono la mamma, andai a parlarne con il sindaco, il quale fece un tavolo di concertazione fra le parti per capire cosa stesse accadendo, ovviamente tutti si difero strumentalizzando il nostro stato familiare, il divorzio, facendo credere che tutto dipendesse da noi che creavamo dei problemi…le garantisco che non abbiamo mai avuto conflitti, godiamno di stima reciproca, abbiamo sempre seguito il ragazzo insieme….però… qualcosa accadde dopo questo incontro, qualcosa ancor più ostacolativo, il dottore del DSM che lo aveva preso in carico si avvalse di un articolo di legge che cita, siccome maggiorenne, non ha alcuna responsabiltà nei confronti dei genitori e quindi ha sempre negato la possibilità di avere un dialogo con noi senza la presenza di nostro figlio, ovviamente non accessibile, non ci rispondeva nemmeno al tel, ci faceva dire che era presente, ma non voleva parlare con noi.
7 Aprile 2011 alle 3:17 PM #300Marco FaitaPartecipanteSig.ra Ada buongiorno,
Intanto voglio esprimerLe tutta la mia solidarietà per il calvario suo e di suo figlio.
Mi permetta ma se vuole che possa essere efficace deve darmi la possibilità di capire meglio la situazione che vive, mi servono più informazioni.
Anche brevemente se risponde a queste domande:
1. Suo figlio quanti anni ha?
2. Quando ha avuto la prima crisi, quando ha incominciato a stare male?
3. Suo figlio lavora o lavorava in passato?incominciamo da qui.
Intanto devo smentire lo psichiatra che le ha detto che per legge non alcuna responsabilità, spiacente per lui ma non è vero, esiste la posizione di garanzia. Sentenza di CORTE DI CASSAZIONE PENALE. Sez. 4, Sentenza n. 48292 del 27/11/2008 Ud. (dep. 29/12/2008 ). <<< ... Molti psichiatri sostengono che, a seguito dell'entrata in vigore della L. n. 180 del 1978, non sussisterebbe più, in capo al medico psichiatra, una posizione di garanzia in funzione neutralizzatrice del pericolo di atti autolesionistici, a meno che il paziente non sia nelle condizioni di essere sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio in quanto, inconsapevole del proprio stato di malattia, rifiuti le cure. L'affermazione non può essere condivisa. Perché La L. n. 180 ha unicamente sancito la fine del modello custodiale e segnato il passaggio, in una logica volontaristica, ad un sistema di cura fondato sulle concrete esigenze del paziente e sul suo consenso. E così, invero, che spesso gli stessi psichiatri impongono, per le concrete esigenze di cura dei pazienti, momenti di custodia concordati (non si può, nel caso di specie, mettersi in dubbio che il paziente può coscientemente accettare il regime di divieti di uscita, salvo specifiche autorizzazioni, come tali non contrari al regime di ricovero volontario...>> Per il testo integrale, su richiesta
saluti
Marco7 Aprile 2011 alle 9:33 PM #306Ada SantamaitaPartecipantebuonasera….mio figlio ha quasi 27anni…iniziò tutto quando aveva poco più di 21anni…la situazione però era diversa, perchè allora causa uso sostanze da pochissimo tempo, noi genitori lo portammo immediatamente al sert che le dicevo, stava ancora bene, durante i primi mesi di psicoterapia cadde all’improvviso in questo stato depressivo, fu lui a chiedere aiuto a noi per essere aiutato, era accessibilissimo, ci seguiva ovunque, faceva tutti i tipi di terapie, capiva al100% il suo stato, pian piano nel tempo mostrava sempre più insofferenza alla terapia farmacologica e così la faceva in modo altalenante, fino a quindici mesi fa….studiava all’università di bologna con buon profitto, ora non riesce più a studiare, non riesce a lavorare, dorme di giorno veglia la notte, a volte dorme tantissime ore per poi non dormire per de o tre notti consecutivamente
7 Aprile 2011 alle 9:47 PM #307Ada SantamaitaPartecipantemi scusi provo a raccontarle ancora degli episodi accaduti…dopo l’incontro con il sindaco senza la nostra presenza, lo psichiatra che lo avrebbe dovuto prendere in carico oltre a farsi sempre negare, un giorno ci riservò un’altra sorpresa..mi chiamò di sera la psicologa dicendomi che la mattina dopo erano riusciti come evento straordinario ad avere un appuntamento al sert per vedere il ragazzo, riuscimmo a portarlo ci sembrava un miracolo, ma la beffa fu subito palesata, in quell’incontro dopo che parlarono da soli mi si chiese di entrare e fu lì che le mie orecchie non riuscivano a capacitarsi di quello che si stava dicendo, mettendo nero su bianco, lo psichiatra disse a mio figlio che non era affetto da nessuna depressione, che non necessitava di alcun ricovero, tantomeno di cure farmacologiche, invitandolo quando si sentiva più nervoso di andare a parlare con un operatore per scaricare tensione…
7 Aprile 2011 alle 10:01 PM #308Ada SantamaitaPartecipantedopo poco tempo si convinse e si recò a parlare e in quella seduta l’operatore lo invitò a ricoverarsi dove per altro già ci era stato ed era scappato solo dopo una notte vivendolo come un trauma, il ragazzo in quella sede sembrava aver capito cosa gli stesse proponendo, ma così non fu, talmente confuso che nemmeno se ne ricordava, tantè che uscì di casa e tornò dopo qualche giorno, nel frattempo chiamò la segretaria dicendo che c’era un posto libero, mi scusai dicendo che di mio figlio non ne sapevo nulla, allora telefonai alla psicologa del sert che lo aveva in carico da anni e le chiesi di farmi da tramite con lo psichiatra e in quella telefonata mi sono sentita aggredire a voce alta che era tutta colpa mia, mio figlio versa in queste condizioni per me, e che se si fosse ricoverato dovevo sperare che buttassero le chiavi, chiudendomi la telefonata in faccia.
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