VITTIME DELLA 180
Le testimonianze che mostrano come la 180 sia inefficienza, crudeltà, sfruttamento, superstizione

Vittime della 180

Dimostrare che la legge 180 è dannosa e, spesso, omicida

Cronicizzata perchè non curata

Intanto si fidanza. A 25 anni si sposa. Nel giro di tre anni nascono due figli. Il matrimonio e la maternità non eliminano i problemi, peraltro mascherati dalla forte personalità del marito, che obbliga Silvana entro le regole della vita normale.   Ai trent’anni di Silvana, però, il marito crolla: il continuo obbligare entro la normalità di vita,  una potenziale psicotica è una compito troppo  forte per una persona sola.  La separazione determina il rapido crollo della normalità di vita di Silvana. La prima manifestazione sono i deliri persecutori: a scuola alunni e colleghi di lavoro insultano e sparlano di lei.  La diagnosi è scontata: schizofrenia paranoide.  Per qualche tempo la malattia sembra controllabile. Silvana accetta anche il ricovero a Villa Zucchi, una clinica privata.   Poi una serie di crisi portano Silvana ad un rapido peggioramento. Intanto la 180 toglie ogni possibilità di ricovero in una struttura adatta: Silvana è la tipica malata paranoide che non capisce di essere malata, vive in fortissimi deliri di persecuzione e rifiuta ogni cura. La chiusura delle struttura psichiatriche specialistiche toglie in pratica ogni possibilità di cura nei termini necessari: quando cioè le cure possano diventare per Silvana una prassi accettata e benefica.   L’ex-marito prima e poi i figli fanno diversi tentativi per obbligare la struttura a prendersi cura di lei.   Il risultato è solo qualche TSO, vissuto malissimo da Silvana e che non le toglie i deliri né la convince della malattia: la permanenza in un  ambiente assolutamente inadatto, viene – giustamente – visto solo come una punizione. La brevità della permanenza non permette poi né di impostare una corretta terapia né di controllarne i risultati.  Alla fine sono i figli che ogni mese fanno a Silvana una puntura di aloperidolo depot (haldol) senza peraltro poterle somministare i necessari farmaci antiparkinsoniani e senza alcuna speranza di potere aggiustare una cura. Oggi Silvana può dire di non essere mai stata curata con l’effcienza necessaria.  Efficienza che sicuramente avrebbe avuto un Ospedale psichiatrico pre-180.   Il risultato è stata la cronicizzazione, con alterazioni cerebrali, spiccati fenomeni parkinsoniani ed un completo degrado della qualità e della felicità di vita

Silvana