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24 Ottobre 2012 alle 6:47 PM #486ElioPartecipante
Salve, scusate tanto per la lunghezza. E scusatemi anche se scrivo su tutte le categorie, vorrei avere sia un parere medico che legale che esperto. Perdonatemi. Io ed Anna stiamo insieme fin da ragazzi, sono quasi 20 anni. Lei è in cura presso psichiatri (cambiandoli), sempre solo privatamente, da oltre 10, per disturbi di tipo schizofrenico paranoide. Ha sempre reagito bene ai farmaci, assunti sempre molto regolarmente (ultimamente Abilify o altri atipici hanno avuto gli effetti migliori in assoluto).
Anna insisteva per fare i figli da anni. Io mi rifiutavo apertamente: per via della sua malattia, per il fatto che non convivevamo (non siamo sposati ed abbiamo provato a convivere, anni fa, ma è durata poco) e per considerazioni economiche. Alla fine, per lei il tempo utile stava per scadere e non volevo vederla infelice per il resto della vita, inoltre da qualche anno aveva trovato precise soluzioni per ogni problema che io vedevo e prometteva (ripetutamente) di adottarle. E stava abbastanza bene, grazie ai farmaci.. Rimaneva, è vero, scarsamente affettuosa (parlo di affetto, non di sesso: niente affetto) e poco empatica o comprensiva (“nei tuoi panni”: non riesco a ricordare una volta che l’abbia detto, da sempre), perciò normalmente “duretta” sul piano affettivo/psicologico. Diciamo che di base c’è un carattere da bambina viziata, un po’ infantile ed abituata a comandare senza pensare troppo a quello che succede agli altri, l’hanno tirata su così. Conservava inoltre, malgrado la terapia, una vecchia convinzione assurda, seppure molto ma molto affievolita, tanto che riusciva anche a non pensarci. Tutto ciò grazie ai farmaci, particolarmente gli atipici, i migliori per lei.. Parole del medico: “non si può fare meglio e comunque va già bene così.” Inoltre, egli la incoraggiava apertamente a procreare, ero solo io a non consentirlo.
Appena è iniziata la gestazione, Anna ha sospeso bruscamente il farmaco, in accordo con lo psichiatra. Il rischio per lo sviluppo del feto, specialmente nei primi mesi di gravidanza, è infatti troppo elevato. Fatto singolare, il medico non mi ha mai detto nulla, mai avvisato (ha i miei numeri, mai usati)., mai consigliato, niente. Forse mi ritiene Superman, super solido, super intelligente, super di tutto, o mi son perso qualcosa ? Dopo un mese o poco più, questi disturbi residui (credo si chiamino così, sennò scusatemi) si sono accresciuti in intensità . Ora lei tiranneggia su qualunque cosa, minaccia, non dà spazio a nessun dialogo. Il problema è che ci sono mille cose da portare avanti: anzitutto gli esami medici, alcuni dei quali sono di per sé stressanti e possono richiedere scelte difficili anche per una donna equilibrata, e poi tutte le varie scelte su casa, arredamento, nome del bimbo, suocere, soldi, insomma lo sapete. Immaginate di doverlo fare con lei che ha sospeso le medicine, che vuole imporsi su tutto senza dialogare e avete un’idea della mia situazione attuale.
Cerco quindi di parlare con il suo psichiatra. Egli però mi risponde che per ricevermi deve prima chiedere il permesso ad Anna. D’altro canto è un problema chiederle, magari più volte, se io posso parlare da solo col suo medico, in quanto lei potrebbe farsi la paranoia che stiamo complottando qualcosa contro di lei, essendo senza farmaci. Quindi in pratica riesco ad incontrarlo, per soltanto dieci minuti al termine di una visita ad Anna e devo insistere affinché si resti a quattr’occhi (non volevo, di fronte a lei). Gli racconto che solo qualche giorno prima, Anna mi aveva detto: vengo a casa tua perché voglio scegliere io, tra le tue cose, quelle che potrai portare da me. Io le avevo risposto che le mie cose le avrei scelte io stesso e che non poteva/doveva tentare di umiliarmi così, approfittandosi che quella era casa sua (tra l’altro, insisteva per vivere là invece che altrove, e poi faceva così ?). Ma lei aggiungeva subito, freddamente: se porti un solo oggetto in più io ti caccio di casa ed il bimbo resta con me, lo lasciano sempre alla madre, me l’ha detto il medico. A quel punto, con un supremo sforzo di autocontrollo, le avevo chiesto, calmo e razionale, se si rendeva conto del male che mi faceva, ma rispondeva parlando d’altro.
In seguito Anna aveva continuato ad usare questo punto di forza, magari velatamente, per tentare di tiranneggiarmi su molte scelte. Ebbi gli incubi, la notte, per diversi giorni, e riconosco tutt’ora di sentirmi assai stressato. Poi, va detto, in altri giorni era ed è più serena ed accomodante, in verità soprattutto se non la contraddici. Il medico, che mentre parlo mi pare essere all’oscuro di tali comportamenti (?!) che Anna ha con me, al termine sembra ammettere di aver detto quella frase, anche se pare visibilmente imbarazzato: probabilmente la sua frase è stata manipolata, del resto Anna lo fa spesso con le frasi, almeno con le mie. In seguito, accade che Anna ritorni dalla visita successiva dicendomi “il medico mi ha detto che faccio bene a non mantenere le promesse fatte a te per farti fare il bambino (riferendosi alle soluzioni che aveva promesso), perché se ora mi accorgo che è meglio fare altrimenti, allora non devo più mantenerle”.
Io sono decenni che vivo così, con lei che va dal medico, si ricarica le pile e torna da me sparandomi col bazooka. La situazione è molto asimmetrica, impari. In pratica le nostre questioni di coppia si risolvono così: lei va da lui, e torna dicendo che ha ragione lei. Io e lui non ci incontriamo mai, ovvero solo quando Anna richiede la mia presenza. In pratica io devo “fronteggiare” entrambi (ovviamente non ce la posso fare). Se io arrivo al punto di non poterne più, allora sparisco per un po’. Ora però arriverà un bimbo, quindi non potrò più sparire.
Io non ho più potuto incontrare il medico (come detto sopra) quindi non ho idea di quanto di vero ci sia anche in questa frase “sulle promesse da non mantenere”, sta di fatto che lei adesso corre a briglia sciolta, è un elefante in un negozio di cristalleria. Non ha più remore: sommando il fatto che il bambino lo lasciano sempre alla madre col fatto che non deve mantenere le promesse, hurrà, per lei è l’ideale (anche se un po’ infantile, non vi pare?). In pratica decide tutto lei, si limita ad informarmi di cosa ha scelto, di solito per SMS. E sto parlando di cose tipo: dove vivremo (io sarò obbligato a fare molta autostrada ogni giorno), come ci organizzeremo col bimbo (non lo vedrò mai), cose basilari insomma. Le ricevo per SMS. Io non posso dire mai niente sennò scoppia la fine del mondo. Infatti al momento sono tornato a vivere a casa mia. Ma voglio tornare da lei quanto prima.
È comunque mio dovere: assisterla durante la gravidanza. Però se ora vado da lei, devo stare zitto e non contraddirla (e può non bastare), altrimenti va in fortissime escandescenze (che poi rimugina per giorni) il che è anche pericoloso, in gravidanza. Ben presto lei riprenderà i farmaci e tornerà un po’ di calma. Il senso di tutto questo è che durante le difficoltà sono da solo mentre buona parte dei problemi non arrivano neppure all’attenzione del medico. Forse è una buona idea essere seguiti come coppia invece che soltanto tramite una terapia individuale assai rigida. Come coppia, dovrebbero avere risalto anche le cose che ci diciamo, il rapporto interpersonale… Oppure è soltanto un’idea naive. Pensavo in tal senso di contattare qualche altro psichiatra (chi ?). Inoltre, per assicurarmi di non sentirmi dire, in un futuro, che non ho fatto “il mio dovere”, pensavo di cercare anche qualche consiglio legale.
Cosa mi consigliate, in generale ? Grazie tanto a tutti, di cuore. Leggere il forum mi ha già fatto stare meglio, mi sentivo tanto solo e tanto stressato. Non sono neppure certo di essere obiettivo (è molto difficile, nella mia posizione), di non esagerare con i termini, col linguaggio, per la troppa pressione emotiva di questi giorni. Scusate ancora la lunghezza.
Elio24 Ottobre 2012 alle 11:46 PM #488Massimo Carlo MauriModeratoreDifficile a questo punto togliere “le patate ” da fuoco ! …scusatemi ma per sdrammatizzare una situazione per altro direi proprio piuttosto intricata, sia umanamente che professionalmente, dal mio punto di vista naturalmente, come psichiatra. Quando nascera’ il bimbo si vedra’, di fatto e’ una condizione riportata, non conosciuta di fatto. Se cosi’ fosse, non vorrei apparire estremamente drastico, rimane solo la mia opinione, ripeto senza una base di dati di realta’, ma in via teorica, npn so francamente dal punto di vista giuridico se e’ possibile, il bambino non dovrebbe essere nemmeno fatto vedere alla pz (e nemmeno al padre) e dato in affido, tutto entro i limiti del possibile.
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