Le malattie mentali colpiscono ed alterano le funzioni psichiche superiori.
Tali funzioni, anche se nessuna di queste, di fatto, può essere considerata a se’ senza che vi sia una correlazione, un coinvolgimento delle altre, sono :
- La Coscienza
- L’Attenzione
- La Memoria
- L’Intelligenza
- La Percezione
- L’Ideazione
- L’Istintualità
- L’Affettività o Umore
- La Volontà
Classificazione
Le malattie mentali secondo una visione classica si possono dividere didatticamente in due grandi gruppi: le nevrosi e le psicosi.
Nelle nevrosi (isteriche, fobiche, ossessive, depressive, nel senso di depressione reattiva, ambientale, circostanziale) il malato è critico, cosciente della sua malattia ed è lui stesso che si rivolge al medico per farsi curare.
La terapia preferenziale per la nevrosi è la psicoterapia, anche se talvolta è necessario un supporto di tipo farmacologico.
Si deve specificare che il termine nevrosi e’ di origine psicoanalitica e si riferisce ad una conflittualita’ interiore, intrapsichica o con l’ambiente: nei trattati piu’ recenti e’ un termine abbandonato o comunque superato.
Anche questi disturbi si possono considerare delle patologie a se stanti con delle basi biologiche e genetiche pur se non sempre accertate con chiarezza.
Nelle psicosi il malato non è cosciente della malattia ed ha parzialmente o totalmente perso il contatto con la realtà. Molto spesso quindi rifiuta la cura. Le psicosi si curano principalmente con i farmaci. La psicoterapia ha in questi casi solo funzione di supporto ed integrazione alla cura farmacologica.
Le principali psicosi sono:
- I Disturbi dell’Umore
- I Distubi Deliranti (Paranoia)
- La Schizofrenia
Accanto a queste vi sono peraltro disturbi riconducibili a fatti organici (demenze, delirium tremens, ritardi mentali), o ad abusi di sostanze (alcooliche o tossiche).
Un discorso a parte si puo’ fare per i Disturbi della Personalità (che coinvolgono il carattere, modificabile con il tempo, ed il temperamento considerato costituzionale). Venivano considerate alterazioni dello psichismo che coinvolgono la persona longitudinalmente, che “accompagnano” la persona nel corso della vita (al contrario delle patologie psichiatriche in senso stretto che coinvolgono la persona trasversalmente anche se possono cronicizzare). Concetto questo forse semplicistico, in parte superato dai manuali piu’ recenti come il DSM 5 (americano) che considerano oggi i Disturbi di Personalita’ alla stregua degli altri Disturbi Psichiatrici.
Disturbi dell’umore
Sono forme di psicosi che coinvolgono appunto l’umore, l’affettivita’ e risultano assolutamente curabili con la terapia psicofarmacologica. Si possono dividere in due tipi:
- La Depressione Maggiore
- Il Disturbo Bipolare (Psicosi Maniaco-Depressiva)
Alla base di questi disturbi vi è un indubbio fattore genetico.Tanto la Depressione Maggiore come il Disturbo Bipolare si accompagnano ad alterazioni biochimiche nel cervello ed in altre parti del corpo.
La Depressione è caratterizzata da una persistente e grave peggioramento dell’umore, da sensi di colpa, idee o deliri di rovina, rallentamento del pensiero e dell’attività motoria, perdita dell’appetito, insonnia (soprattutto mattutina), circadianita’ dei sintomi (si sta peggio la mattina ed un po’ meglio la sera), incapacità di pensiero e di concentrazione, mancanza di interessi, perdita della libido e degli affetti, idee e tentativi di suicidio.
Il disturbo bipolare alterna invece Episodi Depressivi ad Episodi Maniacali.
La Mania è una eccessiva ed ingiustificata euforia con mancanza di senso critico, estrema loquacita’, accellerazione del linguaggio e del pensiero, facilità nei rapporti sociali e sessuali, tendenza e spendere ed a regalare, litigiosità ed aggressività. Possono esserci deliri di grandezza.
A volte si hanno uno o pochi Episodi Depressivi o Maniacali nel corso dell’intera vita.
Con i farmaci si riesce oggi ad attenuare la violenza delle crisi, se ne diminuisce la durata e si aumentano gli intervalli liberi in cui vi è una completa remissione dalla malattia.
Disturbo Delirante (Paranoia)
La paranoia è una psicosi caratterizzata da un delirio organizzato.
Il delirio è un disturbo dell’ideazione. E’ una alterazione del giudizio sulla realtà non modificabile nè dalla critica, nè dall’esperienza.
Il soggetto può essere convinto che qualcuno si inserisce nella sua mente e gli ruba le idee. Oppure che tutti o quasi tutti lo minaccino e sparlino di lui.
O di essere perseguitato da misteriose organizzazioni (o dai colleghi, dai familiari, dai vicini di casa ecc.). O di essere una persona divina, o profetica o comunque di avere un rapporto diretto e preferenziale con la divinità. O manifesta assurde e continuate gelosie piuttosto che una ideazione erotomanica (si innamorano di lui tutti o personaggi famosi).
Il delirio è organizzato quando ha caratteristiche di coerenza e logicità.
La paranoia si manifesta in genere dai 30 ai 50 anni.Tende a mantenersi e ad aggravarsi anche se volendo potrebbe essere paragonabile ad un tumore benigno, ben enucleato. Non è chiaro se esistano fattori ereditari.
Schizofrenia
La schizofrenia e’ una malattia che coinvolge globalmente la personalità inducendo modificazioni di quasi tutte le facoltà psichiche superiori:
contenuto e forma del pensiero, affettività, volontà, percezione, coscienza, rapporto con il mondo esterno, comportamento. Potrebbe essere paragonato ad un tumore maligno, espansivo ed infiltrante.
Coinvolge, in forme più o meno gravi, circa l’1% della popolazione in tutto il mondo e senza distinzioni di razza o di cultura.
E’ una malattia dell’adolescente e del giovane adulto. La massima frequenza si ha dai 20 ai 30 anni.
Sintomi principali:
-Allucinazioni. Sono alterazioni della percezione. Il soggetto sente (le “voci”) o vede cose che in realtà non esistono.
-Deliri. Come nella paranoia ma in genere meno organizzati.
-Dissociazione. Alterazioni della forma del pensiero, perdita dei nessi logici.
Il soggetto non è in grado di fare un discorso ragionevole e l’interlocutore non riesce a capirne il senso.
-Appiattimento affettivo. Il soggetto perde interesse al mondo ed agli affetti esterni o ha una discordanza dell’affettività rispetto agli eventi (ride per eventi tristi etc.).
-Autismo. Il soggetto tende a ritirarsi da ogni coinvolgimento con la realtà e vive in un modo proprio completamente distaccato.
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Ambivalenza. Il soggetto vuole o dice due cose contrapposte.
Spesso si notano varie turbe del comportamento psicomotorio consistenti, in genere, in una marcata riduzione dei movimenti spontanei o dell’attività.
Tende, se non curata, a portare lentamente alla perdita anche delle facoltà intellettive e quindi a forme, più o meno gravi, di “demenza” (circa 30% dei casi).
Nel 15% dei casi viceversa si mantengono le modalità di vita precedenti alla malattia. In tutti gli altri casi vi sono più o meno marcati abbassamenti della capacità di vita, lavorativa, affettiva etc.
Nella schizofrenia si distinguono in genere i sintomi “positivi” ( deliri, allucinazioni, bizzarrie) da quelli negativi( appiattimento ed indifferenza affettiva, povertà ideativa). La schizofrenia a prevalenza di sintomi positivi risponde meglio agli psicofarmaci ed ha in genere un andamento più favorevole.
La schizofrenia a prevalenza di sintomi negativi e’ spesso caratterizzata da andamenti cronico-progressivi con deterioramento mentale ed è frequente il riscontro tomografico di alterazioni cerebrali.
Nella schizofrenia vi può essere un completo recupero dopo un primo episodio. Oppure una serie di episodi acuti con un progressivo deterioramento delle funzioni psichiche. Oppure una cronicizzazione con evoluzione verso una forma residuale fino ad una vera e propria “demenza”.
L’eredità ha importanza nella schizofrenia in quanto trasmette una certa vulnerabilità ad ammalare. Vi è infatti una percentuale significativamente più alta di casi di schizofrenia (50% contro 12%) tra i gemelli monozigoti rispetto a quelli eterozigoti. Così come gli studi sulle famiglie hanno evidenziato una maggiore frequenza tra i soggetti con entrambi i genitori ammalati rispetto a quelli con un solo genitore (39% contro 13%).
E’ evidente comunque l’esistenza di cause esterne che si innestano su una latente predisposizione.
Vi sono dati neurochimici che suggeriscono una alterazione del sistema di trasmissione dopaminergica. Tra questi l’indubbio effetto positivo dei farmaci antidopaminergici. Attualmente con la nascita degli antipsicotici atipici (dal 2000 circa) viene riconosciuto anche il ruolo della serotonina.
Vi è anche l’ipotesi di una causa infettiva virale, che ha preso avvio dal riconoscimento di quadri simili alla schizofrenia in psicosi post-influenzali. Esiste anche un incremento di titoli anticorpali per diversi virus nella schizofrenia. Si è anche riscontrato un aumento di casi di schizofrenia in soggetti concepiti durante epidemie influenzali.
L’ipotesi invece di una infiammazione cerebrale è sostenuta da reperti tomografici, che mostrano nel 30% dei casi una dilatazione dei ventricoli cerebrali.
Nella genesi della malattia intervengono probabilmente anche fattori ambientali, che interagiscono con i fattori organo-genetici.
Prima dell’evento acuto vi è sempre in genere una concentrazione di eventi stressanti ,anche se di difficile od impossibile riconoscibilità da parte dell’esterno.
Un’altra ipotesi è infine legata alla carenza o mancanza di una griglia sensoriale, grazie alla quale si possa distinguere il valore dei singoli stimoli, per cui le migliaia di stimolazioni ricevute assumerebbero per il paziente la stessa importanza.
Non da ultimo vi e’ da sottolineare come piu’ recentemente si parli di Psicosi Indotte (in senso stretto ad andamento acuto e risolvibili) che possono evolvere nella patologia Schizofrenica vera e propria sulla base di un utilizzo improprio, prolungato e soprattutto fin dall’adolescenza o primissima giovinezza di sostanze stupefacienti. Questo vale sicuramente per gli allucinogeni, gli psicostimolanti (amfetamina) la cocaina, ma secondo molte ricerche anche i cannabinoidi. Le sostanze sicuramente anticiperebbero l’insorgenza della schizofrenia (in particolare le forme persecutorie, paranoidee) o indurrebbero una psicosi anche cronica in soggetti predisposti geneticamente.
Nella schizofrenia, come in tutte le malattie ad andamento cronicizzante, è fondamentale la precocità della diagnosi e la costanza della cura.