Gli obblighi dei familiari vs. un malato di mente
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5 Ottobre 2013 alle 9:28 PM #560luthorPartecipante
La mia storia è analoga a quella di tante altre raccontate in questo forum.
Mio fratello, maggiorenne, è affetto da schizofrenia e ha sempre rifiutato qualsiasi tipo di terapia.
Salvo un paio di episodi, non è mai stato violento, ma ha sempre un atteggiamento molto aggressivo vs. i familiari.
La mia domanda è: i familiari sono obbligati a prendersi cura di una persona, maggiorenne, con disturbi mentali?
In pratica, se i miei genitori andassero a vivere per conto proprio lasciando mio fratello al suo destino, possono essere perseguiti per abbandono di incapace?
E quali sono i miei obblighi giuridici vs. mio fratello, in particolare, quando i miei genitori non ci saranno più?
Le questioni da me poste possono sembrare colme di cinismo, ma chi si trova a convivere con un malato mentale conosce la drammaticità di questa situazione.
Grazie a chi vorrà rispondermi.6 Ottobre 2013 alle 6:09 PM #561AnonimoInattivoTi ho preparato una prima risposta piuttosto lunga e articolata, niente, il forum non te l’ha inviata per non so quale irregolarità.
Allora te ne ho tentato di spedire una seconda un po’ più breve, anche su questa ha avuto a ridire.
Non ho fatto io il blog né posso passare giornate a studiare come debba funzionare un forum.
Prova a leggerti gli artt. 433 e seguenti codice civile.
Scusami
OB12 Ottobre 2013 alle 8:52 AM #565ldalbuonoAmministratore del forumMi spiace che Tu non possa trovare una rapida risposta nel forum. D’altra parte non riusciamo a capire che tipo di difficoltà possa avere trovato l’avv. Bonzio nel risponderTi, dato che ha risposto ad un’altra lettera, pressochè contemporanea, senza alcuna difficoltà. Ci stiamo lavorando su.
Cercate comunque di sganciarVi il più possibile dalla situazione. Anche se esiste una qualche norma di legge che obbliga ad eternum i familiari all’assistenza, esistono anche ben più forti norme che obbligano le strutture – che sono state create unicamente per questo – alla stessa assistenza. Responsabilizzate le strutture. Obbligatele a fornire i servizi per cui sono state create.
22 Dicembre 2013 alle 11:25 PM #571AntonyPartecipanteBuonasera, avendo una situazione praticamente identica a quella di luthor vorrei sapere quali sono queste norme che obbligano le strutture a curare i malati in modo serio ed efficace.
Infine vorrei sapere se gli amministratori del forum possono mettermi in contatto con l’utente luthor in qualche modo: ho notato che noi familiari non abbiamo nel web uno spazio di dialogo e confronto.
Grazie per la costante gentilezza e disponibilità.
4 Marzo 2014 alle 6:04 PM #585AntonyPartecipanteSalve, rinnovo la mia richiesta poco sopra.
Se poteste darmi cortesemente delucidazioni ve ne sarei grato.
Grazie.17 Marzo 2014 alle 6:00 PM #602Maria ElenaPartecipantePosso risponderti con la mia esperienza diretta e spero di esserti utile.
Mia madre è schizofrenica e la sua malattia è scoppiata dopo avermi partorita.
Per lunghissimi periodi sono cresciuta sola con lei senza che parenti o i Servizi Sociali siano mai intervenuti tutelando il fatto che io fossi minorenne e vivessi sola in casa con mia mamma che costantemente rifiutava i farmaci ed il più delle volte era in preda ai deliri, quindi sono l’unica familiare che da sempre si è occupata di lei. :angry:
Oggi ho 30 anni e vivo in un altro paese per lavoro e per farmi una vita come è giusto che sia, vado a trovarla a casa sua quando posso, lei vive sola ed ha un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale per cui io ho fatto richiesta. NON HO OBBLIGHI LEGALI nei suoi confronti se non morali. Questo perchè c’è l’amministratore, che risulta, almeno per me, essere stata una buona soluzione alternativa all’interdizione che è per i malati sicuramente più devastante.
Io posso dire finalmente di sentirmi sollevata da molte responsabilità,continuando chiaramente ad essere figlia di mia madre. :cheer:17 Marzo 2014 alle 8:03 PM #603AnonimoInattivoMOLTO BENE. UN A.D.S. – QUANDO E’ UNA BRAVA PERSONA – PUO’ ESSERE UNA BUONA SOLUZIONE.
SPECIALMENTE QUANDO AL MALATO NON MANCA UN MINIMO DI MEZZI.
AUGURI
OB17 Marzo 2014 alle 9:57 PM #604ldalbuonoAmministratore del forumCara Maria Elena,
io sono stato tutore di due malati. Proprio oggi ho rinunciato al secondo, sia per limiti di età, sia per la difficoltà di parlare – almeno a Milano – con i giudici. Il primo dei miei tutelati, era stato accoltellato in una struttura “riabilitativa” e, ovviamente, ne ha subito un trauma, che ancora oggi si riflette nei suoi sonni, molto agitati. Era uno schizofrenico tardivo: un brillante capovendite della Vorwerk-Folletto, rapito alla vita a 35 anni da una schizofrenia devastante. Il secondo era uno schizofrenico trascurato dalla struttura che, dopo 10 anni di malattia e di calvario, ha ucciso a coltellate ed a martellate la madre. E’ attualmente in OPG.
A mio parere è necessario affrontare la realtà senza inutili pietismi: ci sono dei casi in cui una tutela è necessaria. L’amministratore di sostegno ha le possibilità che gli da il giudice tutelare nella nomina. Possibilità che possono essere limitanti, specie per quanto riguarda la pressione da fare sui medici.
Ad ogni modo il mio consiglio è che -amministratore di sostegno o tutore – è un dovere dei genitori affidare il loro figlio ad una figura di questo tipo: è in grado di difendere gli interessi del malato molto meglio di quanto possano fare loro. Ovviamente è importante sceglierne uno che sia in grado di opporsi ai medici ed alla famiglia, se necessario. L’ideale è una persona convinta di dover operare per il bene del malato. A qualsiasi costo.28 Maggio 2014 alle 12:53 AM #659lux900PartecipanteIo ho un problema analogo a quello di luthor ma non ho ben capito le risposte fornite dagli esperti e gli altri utenti del forum.
Per essere concreti:
1) una volta che il tribunale ha nominato l’amministratore di sostegno, i familiari del malato (genitori, fratelli, ecc.), possono ritenersi esentati da qualsiasi forma di responsabilità nei suoi confronti? Ovvero, possono infischiarsene? (perdonatemi il cinismo, ma siamo stanchi di vivere nella paura).
2) ancora, per essere concreti, una volta nominato l’amministrato di sostegno, chi provvede alle necessità economiche del malato? E dove viene alloggiato?28 Maggio 2014 alle 10:52 AM #660AntonyPartecipanteProvo a risponderti da utente a tutte e due le domande, visto che sembrano sovrapponibili come temi.
A quello che ho capito c’è il vincolo degli alimenti (Art. 433 CC) che consistono nel dare una piccola somma economica, vitto e alloggio (a seconda delle situazioni: c’è anche chi prende qualcosa per l’invalidità civile) al familiare.
Molto dipende anche dal tipo di legame: se sei un fratello o una sorella dubito che ti mettano in casa (se ne hai una tua) un malato violento, se sei un genitore probabilmente hai anche l’obbligo di dargli una dimora.
Per fratelli o sorelle penso sia un pò più facile riuscire a vivere in tranquillità.Il motivo per cui abbiamo ancora questa (vergognosa) legge penso sia dovuto anche al fatto che questi malati gravano soprattutto sui genitori che, spesso stanchi dall’età, non hanno certo le forze per protare avanti battaglie o imporsi alle strutture sanitarie.
Io continuo a stupirmi di come per far trattare i malati violenti bisogna arrivare a querele, feriti e ahimè a volte cadaveri.Forse, con l’aiuto di internet, si potrebbe fare quadrato, visto che non siamo proprio 4 gatti ma qualche decina di migliaia, e presentarsi da chi di dovere a chiedere un cambiamento.
Come hai scritto tu…siamo stanchi di vivere nella paura…28 Maggio 2014 alle 1:31 PM #661lux900PartecipanteGrazie Antony della risposta.
E’ davvero difficile anche su internet trovare informazioni su questo tipo di problematiche e sono capitato su questo sito davvero per caso.
Anche la tua risposta, però, è piena di se e di ma.
Cerco di spiegarmi meglio:
1) il trattamento sanitario obbligatorio, di norma, è molto breve. Se il “malato” (metto tra virgolette perchè una persona aggressiva è per me innanzitutto aggressiva punto) chiede di tornare a casa, i genitori sono obbligati ad accoglierlo oppure possono legittimamente rifiutarsi?
2) se i genitori/parenti si rifiutano di fornirgli alloggio, il “malato” dove viene parcheggiato?
3) in base all’art. 433 c.c. che tu hai menzionato, sarei allora obbligato a fornire assistenza economica a un “malato” che si rifiuta di curarsi, si rifiuta di lavorare e pensa che tutto gli sia dovuto?28 Maggio 2014 alle 8:06 PM #662ldalbuonoAmministratore del forumDico anche io la mia, maturata dai 30 e più anni passati con questi problemi, in attesa di una più autorevole parola dell’avvocato.
Intanto il TSO non è, di norma, molto breve. Dura una settimana, ma può essere rinnovato anche indefinitivamente. Ho visto malati che sono rimasti in TSO anche per due-tre mesi.
Certamente è una tortura. Un Ospedale Generale è -per un malato di mente – una fossa dei serpenti. Può essere però una specie di benefico ricatto per obbligarlo ad accettare una comunità ( O vai in comunità o rimani qui dentro…)
Credo che il malato possa chiedere di essere, alla fine del TSO, portato alla sua residenza. Se, purtroppo, è quella dei genitori, c’è poco da fare. Se il malato è violento ed i genitori non ce la fanno più, devono premere sulla struttura(avvisando anche i PM , i Carabinieri ecc.ecc.) perchè sia la struttura a trovare una sistemazione altrove al malato. Altra buona norma -oltre alla tutela – è chiedere l’invalidità civile e l’accompagnamento. In definitiva va sempre ricordato che la permanenza in famiglia del malato è quasi sempre dannosa a lui ed ai familiari. Va evitata a tutti i costi. Se si è ricchi il problema si risolve sempre. Se non lo si è, si deve strillare come aquile per farsi aiutare dalla struttura che è pagata per farlo. Prendete dal sito il “Survival pack”. Forse non troverete proprio un caso analogo al Vostro, ma sicuramente Vi può dare una traccia.28 Maggio 2014 alle 8:22 PM #663AntonyPartecipante1) I parenti possono opporsi alle dimissioni, come suggeritomi proprio in questo forum da dove è possibile scaricare il “survival pack”: un pacchetto contenente un insieme di iniziative (tra cui l’opposizione alle dimissioni) per avere almeno qualche possibilità nel far curare i propri familiari malati.
2)Se un malato non ha casa propria, i genitori non possono certo rifiutarsi di accoglierlo (anche se appena entrato in casa le medicine le butta nel wc).
3) Se fa una richiesta di alimenti, sarà un Giudice a stabilire se e quanto gli spetta dopo aver provveduto ad accertare le reali capacità lavorative della persona: se con le terapie ci sono miglioramenti, ed è lui/lei a rifiutare occupazioni che garantiscono indipendenza economica, dubito che un Giudice obblighi qualcuno a mantenerlo (altrimenti potrei farmi mantenere da qualche parente anche per una lombalgia che mi obbliga a letto in mancanza di terapie).Spero di averti aiutato un pò di più.
28 Maggio 2014 alle 9:47 PM #664lux900PartecipanteGrazie per le risposte, ma non capisco.
Perchè avete scritto che se si è ricchi il problema si risolve sempre?
Cosa c’entrano i soldi quando è il “malato” che rifiuta di farsi curare?
Altra questione: il “malato” può decidere di fissare la propria residenza in qualunque luogo. Se questo luogo è la casa dei genitori, non capisco perchè questi siano obbligati ad alloggiarlo anche se il figlio (quarantenne) nega la propria malattia, si rifuta di lavorare e, anzi, assume atteggiamenti dispotici e aggressivi nei loro confronti (non violenza fisica, ma urla, richieste assurde, ecc.)
Se invece il figlio (quarantenne) è incapace di intendere e volere non possono essere certo i genitori adibiti a curarlo e il “malato” andrebbe obbligato in TSO o comunità vita natural durante.
Scusate se insisto ma, lo ripeto, non riesco a capire.29 Maggio 2014 alle 12:05 PM #665ldalbuonoAmministratore del forumLux900,
mi scuso per non essermi spiegato bene. In qualsiasi paese al mondo, il TSO può durare anni o tutta la vita, in dipendenza dalla patologia e dalla necessità del malato, e viene fatto in posti adeguati e adatti alla permanenza anche per lunghi periodi (giardini, sport, lavoro ecc.). Chi ha mezzi sufficienti può quindi portare il congiunto -per esempio – in una clinica svizzera e farlo tenere là obbligatoriamente quanto è necessario. E’ quello che ha fatto Giovanni Agnelli con il figlio maggiore che era purtroppo schizofrenico. E che poi, tornato a casa dopo parecchi anni, si è suicidato buttandosi da un viadotto. Solo in Italia vi è questa bestiale ed assurda situazione: il TSO va fatto per poco tempo e solo in un Ospedale Generale. E da questo nascono tutti i guai che Voi e tutti gli altri utenti lamentate. Per quanto riguarda le altre domande, più squisitamente legali, preferisco che sia l’avvoicato a rispondere. -
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