francesca
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francescaPartecipante
[quote=”camely2″ post=1830]Buonasera,
scrivo per la prima volta su questo forum che forse potrebbe essere la mia unica ancora di salvezza rispetto a una situazione insormontabile, che ha come protagonista mia madre. Antonella ha 56 anni e da quando ha 20 anni assume psicofarmaci per attenuare ansia e disturbi dell’umore. Negli ultimi anni è peggiorata e nel novembre 2018 ha tentato il suicidio mentre era ricoverata in una clinica di disturbi dell’umore a Como. È stata in coma farmacologico due settimane e da quando si è svegliata non è più la stessa, anche grazie al contributo di medici superficiali. Ha trascorso un periodo a casa ma dati i gravi disturbi comportamentali causati da una presunta demenza pre-senile ha trascorso un periodo all’ospedale S. Raffaele di Milano per esami chiarificatori. Io e mio padre abbiamo provveduto alla nomina dell’amministratore di sostegno.
Ora si trova attualmente nell’RSA Mirasole (Gruppo Anni Azzurri) di Noverasco. L’assistente sociale dell’ospedale si è dimostrata veramente incompetente e indelicata nei confronti della situazione, preoccupandosi unicamente di sottostare al regime del primario.
Aveva infatti tentato d’inserirla di fretta e furia in Rsa (annusando la chiusura delle suddette per il Covid) ma io e mio padre ci siamo caldamente opposti, forse lungimiranti dal fatto che potessero (come poi si è dimostrato) essere luoghi ancor peggiori per un trasferimento durante la pandemia mondiale.
Dopodiché sia il primario che l’assistente sociale attraverso telefonate improvvise hanno più volte cercato di fare leva sulla mia emotività e sulla mia giovane età per manipolarmi e cercare di muovere un mio possibile futuro senso di colpa nei confronti di mia madre.
A parte l’indecenza e la sfortuna di non essermi prontamente armata di registratore per difendermi legalmente dal grave abuso subito, l’assistente sociale nei mesi a disposizione (febbraio 2020 fino a giugno) non è nemmeno riuscita ad ottenere qualcosa in più da parte del CPS di competenza, in particolare dal Dottor Gallotti, psichiatra che visitò mia madre nei mesi a casa ma che non se la prese a carico perché “non di sua competenza”.
Il problema è che mia madre è sia invalida che malata psichiatrica quindi basta l’altra opzione per “scagionare” il dottore, che non cura l’altra problematica.
So che se riuscissimo a responsabilizzare il CPS forse mia mamma non andrebbe a pesare così onerosamente su mio padre, unica fonte di reddito della famiglia (io mi mantengo gli studi facendo la babysitter saltuariamente). Mia nonna cerca di aiutare e la sorella di mia madre per ora non ha contribuito in alcun modo.
C’è la possibilità che con la nomina dell’amministratore di sostegno, il giudice possa decidere come suddividere la quota alberghiera fra i componenti della famiglia?
Le pongo un ultimo quesito: i miei genitori sono ancora sposati e hanno la comunione dei beni quindi mia mamma risulta intestataria di un immobile, la casa dove viviamo io e mio padre. Le entrate economiche come può aver intuito non sono delle più floride perché nonostante il basso reddito mia mamma paga quota intera nell’rsa (2.400 euro al mese).
Vorrei capire se è possibile rimediare in qualche modo; con la nomina ad amministratore di sostegno la situazione potrebbe migliorare?
Si può dimostrare (magari con gli estratti conto bancari degli scorsi decenni) quanto mia madre abbia realmente contribuito all’acquisto di casa nostra in modo che solamente la cifra risultante possa essere conteggiata nel suo conto mensile con l’rsa?
Mi preoccupa il pignoramento, il voltafaccia familiare, responsabilità più grandi di me
e problematiche di cui a 25 anni bisognerebbe solo fare incubi e non vivere giornalmente.Grazie,
Francesca Testori[/quote] -
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