VITTIME DELLA 180
Le testimonianze che mostrano come la 180 sia inefficienza, crudeltà, sfruttamento, superstizione

Vittime della 180

Dimostrare che la legge 180 è dannosa e, spesso, omicida

ldalbuono

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  • in risposta a: OSSERVAZIONE…. #763
    ldalbuono
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    Cara Cristina,
    pensi che io e gli altri della mia generazione abbiamo visto gli ospedali psichiatrici pre-Basaglia e sappiamo benissimo, per esperienza personale, che la situazione allora era molto migliore di adesso. Non era vero che entrare in manicomio era una condanna a vita: la permanenza media di un malato era di 1 mese e mezzo. E si era – compatibilmente con i metodi di allora (vi era un solo neurolettico: l’aloperidolo. Poi l’elettroshock ed il coma insulinico) – curati bene. Il malato dopo 1-2 mesi tornava a casa in una situazione più che accettabile. Anzi sembrava guarito. A meno che non avesse una di quelle forme irreversibili e catastrofiche di psicosi, ribelli ad ogni cura.
    Beh, quelli della mia generazione sono tutti ultrasettantenni. La Zardini, la fondatrice dell’Arap, la più grande associazione italiana di familiari, ha 90 anni. Fra poco scompariremo e non ci sarà più nessuno che saprà , per esperienza diretta, che le psicosi possono essere curate molto meglio di quello che non si faccia con le teorie psicanalitiche e della psichiatria sociale.
    Purtroppo penso che ci vorranno altri 20-30 anni prima che la scienza riesca a riaffermarsi anche in ambito psichiatrico. Ancora adesso la sensazione epidermica dei media e dei politici è che la 180 abbia costituito un progresso nella cura della malattia mentale e sopratutto una affermazione dei diritti umani. E’ sbagliato, totalmente sbagliato: è stato un mostruoso crimine che causa ancora oggi (guardate la nostra rubrica, i delitti della 180) dai 60 ai 70 morti in Italia, più un numero innumerevole di cronici che potevano non cronicizzarsi. Ma noi della nostra generazione non siano riusciti a fare niente per eliminare o per lenire questo disastro umanitario.

    in risposta a: OSSERVAZIONE…. #761
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Cara Signora,
    l’organizazione psichiatrica italiana è in mano, in larga parte, alla “psichiatria sociale” di Basaglia, che sostiene che la psicosi non è una malattia ma un disturbo causato dalle “Istituzioni della violenza”: famiglia, scuola e manicomi. O alla psicanalisi che sostiene anche lei che le psicosi nascono da un rapporto sbagliato con la madre.
    Spero che non ci sia bisogno di spiegare che sono aberranti superstizioni. La scienza dice che le psicosi sono causate da alterazioni della corteccia cerebrale, spesso dovute a infezioni virali. E oggi, con la risonanza magnetica, queste alterazioni si possono vedere bene.
    Peraltro è chiaro che lei, come tutte le madri, viene spesso colpevolizata da quei sanitari, a dir poco incolti, che infestano -pagati da noi – CPS e Ospedali. Cerchi qualche medico con una solida base scientifica e si affidi a lui. Purtroppo, potrà fare comunque poco, specie se suo figlio rifiuta di farsi curare.
    Il problema è che se si parte da premesse non scientifiche, difficilmente una cura può essere utile. E in Italia è diventata legge di Stato in psichiatria una romantica fola, analoga al metodo Stamina in neurologia o a quello Di Bella in oncologia. E questo da ben 35 anni.

    in risposta a: eziologia #740
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Rispondo a spron battuto. Nel nostro sito non è detto da nessuna parte che la causa della malattia è un rapporto sbagliato tra madre e figlio. Non credo che Lei lo abbia letto nel nostro sito. Se c’è me lo segnali. Lo togliamo subito

    in risposta a: comunita’ terapeutica #738
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Mauro,
    comunque, anche se il successo terapeutico è dovuto ad uno psichiatra privato, occorre tenere presente che alcune cose si possono fare solo con la ASL. Ad esempio se non volete pagare voi una comunità, dovete rivolgerVi alla struttura psichiatrica pubblica. Certamente, come ha detto il dott.Mauri, la struttura migliore è una comunità in Svizzera. Ma quanto Vi costerebbe?
    Se non Vi è possibile sostenre la spesa, occorre cercare di obbligare la struttura pubblica ad interessarsi del ragazzo. Eventualmente cercate di cambiare DSM (Dipartimento di Salute Mentale) andando, magari, in quello universitario dove lavora lo psichiatra che cura Suo figlio. Con l’aiuto di un Avvocato si può. Insomma, oggi, in Italia ed in psichiatria, con la struttura pubblica bisogna convivere.

    in risposta a: comunita’ terapeutica #736
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Mauro,
    grazie per l’apprezzamento del mio libro. Spero che possa essere utile a Lei e a molti altri genitori. Sicuramente il suo ragazzo dovrebbe e potrebbe essere ricoverato in una comunità. Ma intanto c’è da chiedersi se lui accetta.
    Supponendo che accetti, bisogna che la struttura che lo ha in cura decida per un ricovero riabiliitativo. E qui, ovviamente i genitori possono fare molto. Ma lei non mi ha detto se il ragazzo è in cura presso la struttura pubblica o è curato privatamente. E poi di dove siete? Come mai ha fatto distinzione tra SPDC e clinica psichiatrica? Il TSO può essere fatto (così almeno è la prassi) solo in una struttura pubblica.

    in risposta a: Mio fratello soffre di qualche malattia: ma quale? #732
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    La struttura, in genere, non vuole fare il TSO, in quanto è una dimostrazione di scarsa efficienza nella cura dei malati. Inoltre i TSO compaiono nelle statistiche regionali ed i primari si vantano di farne pochi. Quindi giocano sull’atteggiamento delle famiglie che è sempre timoroso e restio ad una pratica spiacevole, ma che sta alla psicosi come la chemioterapia sta al cancro: se va fatta, va fatta. Non mi stanco di ripetere che i familiari, se vogliono che la struttura faccia il suo dovere, non devono minimizzare le manifestazioni del malato. Devono pretendere che la struttura si prenda cura del malato e che non racconti le balle che al malato non si può fare il TSO se non è pericoloso. La legge non dice affatto questo, Certo da una ampia possibilità di decisione al medico, ma il caso che lei ha enunciato mi sembra chiarissimo. O suo fratello si fa curare, o è necessario obbligarlo (e abituarlo) a curarsi. Un malato di quel tipo non può poi vivere in famiglia, per giunta con dei malati. Quanto meno tutta la famiglia diventa psicotica. Le suggerisco di estrarre dal sito il “survival pack”. E’ fatto apposta per i familiari. E di leggere anche il libro mio e di Mauri: “Schizofrenia e psicosi. Conoscerle, combatterle e curarle”. Troverà notizie molto utili.

    in risposta a: ESPERIENZA Elettroshock : chi può riportarmela ? #724
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Speriamo che Ti risponda qualcuno! Credo che in Italia sia ormai molto raro chi ha avuto esperienza di elettroshock. Invece ho trovato siti all’estero dove gli utenti ne parlano. Te ne cito uno: http://www.dailystrength.org. In questo sito vi sono parecchie testimonianze. Ma credo che, se cerchi, ne puoi trovare molte altre. In inglese è la electroconvulsive therapy.

    in risposta a: ESPERIENZA Elettroshock : chi può riportarmela ? #720
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Bella domanda! L’elettroshock – dice la letterattura scientifica – è la cura psichiatrica più diffusa al mondo. In Italia, peraltro, è poco usata. Sarebbe interessante – oltre a sapere il parere degli “utenti” – conoscere anche il parere del prof. Mauri, lo psichiatra. Prova a chiederglielo!

    in risposta a: Segnalazione #713
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Antony,
    per rispondere sono costretto a condensare in poche righe delle considerazioni che richiedono pagine.
    Il problema delle psicosi è duplice: vi è un aspetto terapeutico ed un aspetto sociale. L’aspetto terapeutico deve partire dalle nuove conoscenze scientifiche: la psicosi è una malattia cerebrale, che causa atrofie della corteccia che oggi si possono vedere tramite le RM. Addirittura si può prevedere il decorso e la gravità della malattia.
    L’aspetto sociale impone che siano garantiti I diritti umani fondamentali al malato: diritto al lavoro, al sesso, al divertimento. La 180, che parte unicamente dalle teorie sociologiche di Basaglia, non risolve nè l’uno, nè l’altro dei problemi. A Trieste si sono bensì risolti -almeno in parte – i diritti sociali. Ma non si è potuto estendere all’Italia l’esperienza, forse proprio perchè manca una legislazione del lavoro specifica per gli psicotici e si continua a cincischiare sul problema della prostituzione legalizzata e sociale.
    Per quanto riguarda l’aspetto terapeutico è fondamentale:
     Rendere il TSO unicamente medico, di durata ancorata unicamente alle esigenze di diagnosi e cura e fatto in strutture apposite e non in quelle orrende fosse dei serpenti che sono gli SPDC. E dare, ovviamente, un adeguato sistema di garanzie al malato (che oggi non c’è) contro i ricoveri inutili o ingiustificati.
     Suddividere le strutture a seconda dell’età e delle caratteristiche della malattia (i malati giovani ed agli esordi vanno trattati diversamente da quelli di una certa età e dai cronici)
     Rendere, come da Costituzione, al malato la libertà di scelta di medico e strutture.
     Obbligare i DSM a organizzarsi nel duplice aspetto: medico e sociale (con lavoro, sesso e divertimento organizzati a loro cura).
     Eliminare tuti gli psicanalisti e gli psicologi del profondo, che nelle psicosi sono solo di danno
     dare una solida base scientifica agli psichiatri che permetta loro di usare con efficacia sia gli psicofarmaci che le cure di shock, senza rendere i malati degli zombi irrecuperabili e scegliendo, a ragion veduta, il mix ottimale di cure malato per malato, usando le conoscenze scientifiche e non i pregiudizi ideologici.

    Ci sarebbero tante altre considerazioni da fare, ma non c’è spazio e quindi concludo. In questi 30 anni ho letto (e io ne ho fatte due o tre) circa 35 proposte di modifica della 180. Perchè il problema c’è. Eccome se c’è! Ogni anno abbiamo 60-70 malati che ammazzano qualcuno e poi magari si ammazzano. In questa estate, da luglio a settembre ne abbiamo già avuti 20. E ognuno di questi casi è un ingiustificato e prevedibile crimine sociale. Il raptus dello psicotico non esiste: la sua crisi si vede a distanza di mesi. Basta volerla vedere.
    In definitiva: non ho mai letto niente di più banale ed inconcludente di questa proposta di legge. Ed è anche scritta male. Sono anche andato a vedere il sito delle Parole Ritrovate. Non sono riuscito a capire cosa vogliono e perchè diamine devono ritrovare delle parole. Non sanno che “Voce dal sen fuggita, poi ritrovar non vale…..”?

    in risposta a: Amministratore di sostegno, cosa può fare #695
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Scusate se intervengo anche io, ma l’argomento è importante e spinoso e, tra l’altro viene trattato in un libro che uscirà a settembre fatto da me e da Mauri.
    Vorrei dirVi 3 cose:

    – Forse meglio dell’ADS è il puro e semplice tutore. Con il tutore è come se il malato avesse meno di 18 anni e quindi il tutore stesso può chiedere che sia ricoverato nella struttura che lui ritiene opportuna. Ed ha anche molto maggiore influenza sul DSM, rispetto all’ADS. L’ADS è una figura limitativa che, a mio parere, ha poco senso.

    – Non avete detto dove siete e a che struttura Vi appoggiate. Vi devo dire che io – se avessi un figlio schizofrenico – comincerei non dagli psicofarmaci, ma dall’elettroconvulsione (elettroshock). E’ la cura più usata al mondo, non ha nessun effetto collaterale. E’ facile ed indolore. E’ indicata proprio nella schizofrenia in fase iniziale e nelle depressioni. Gli psicofarmaci portano, come sapete, una quantità di effetti spiacevoli, specie per un giovane. L’elettroconvulsivante non ne ha alcuno. In Italia è vittima della demenziale ideologia basagliana: la malattia mentale non esiste, sono disturbi dovuti alla società capitalista. Ma dappertutto è usata con ottimi risultati. In Italia si fa in alcune strutture pubbliche ed in altre private, ma senza alcuna pubblicizzazione, come se fosse una pratica vergognosa.
    – Un mezzo usato dagli psichiatri più coscienziosi, per obbligare i pazienti a entrare in comunità è il TSO: se non vai in comunità, Ti faccio il TSO in Ospedale.
    Bisogna però che il primario sia in gamba e serio. Altrimenti se ne frega,
    – Infine va detto che la 180 rende difficile il TSO in Ospedale, ma non dice affatto che va fatto solo nell’Ospedale. Anzi. A Trieste, culla della 180, lo fanno nei normali CPS, che sono aperti 24 ore al giorno e che hanno dei posti letto.
    Forse varrebbe la pena di sollevare la questione: anche il soggiorno in comunità può (anzi deve, se serve) essere obbligato

    in risposta a: Mia Madre Schizofrenica (credo), noi da sempre abbandonati. #687
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Caro Alberto,
    non preoccuparTi: qui siamo tutte persone che abbiamo più o meno vissuto la Tua esperienza. Se non siamo figli, siamo genitori. E magari, sia l’uno che l’altro. La risoluzione del problema?
    Intanto i problemi sono due: il problema della malattia di tua madre e quello di Te e degli altri familiari.
    Per quanto riguarda Tua madre, è un pò difficile darTi dei consigli: se non avete fatto niente in tutti questi anni, sarà problematico che possiate o vogliate fare qualche cosa nell’immediato futuro. Almeno fino a che sarà viva Tua nonna. C’è un fatto positivo:la schizofrenia è una di quelle pochissime patologie, che -spesso, non sempre – tende a migliorare con l’età. Vi sono meno deliri e vi è meno aggressività E forse anche il fatto che adesso i gatti siano diminuiti, è un segno di miglioramento. Ad ogni modo se volete fare qualche cosa, c’è il nostro “survival pack” che vi può dare delle dritte. A parte il fatto che siamo sempre qui.

    Per quanto riguarda Voi familiari, tenete presente che la convivenza con uno psicotico è sempre catastrofica e tende ad instaurare gravi fenomeni psichici anche negli altri componenti della famiglia. Specie i minori vanno assolutamente allontanati dall’ambiente familiare. Magari inseriti in un collegio. O affidati a qualche parente. E Ti consiglio di non coinvolgere eccessivamente la Tua donna e di non lasciarTi coinvolgere troppo anche Tu, nei problemi di Tua madre, che probabilmente ha ormai trovato un accettabile modus vivendi. Almeno accettabile per lei. Tu hai il diritto ed il dovere di farTi la Tua vita e di farla con la Tua ragazza, senza rovinarla irrimediabilmente nel, comunque vano, tentativo di aiutare Tua madre. Nel 1930 anche il grande commediografo Pirandello si è trovato in una situazione del genere: la moglie, dopo avergli dato ben 3 figli, si è irrimediabilmente ammalata di schzofrenia. E’ stata la tragedia della vita del grande drammaturgo: gli ha portato un profondo dolore ed ha segnato tutta la sua opera. Però non ha distrutto nè la sua vita, nè quella dei suoi figli: sua moglie è stata ricoverata in un Ospedale psichiatrico e loro hanno potuto avere una vita accettabile. Qui in Italia – e solo qui in Italia – gli Ospedali psichiatrici sono stati chiusi e la famiglia è rimasta in quella situazione di disperazione e di abbandono che Tu ben conosci.

    Al dunque: quando potrete, dateVi da fare per affidare, se necessario, la mamma ai Dipartimenti di Salute Mentale, pagati per fare questo. E Voi figli staccateVi al più presto e fate la Vostra vita.

    in risposta a: Gli obblighi dei familiari vs. un malato di mente #665
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Lux900,
    mi scuso per non essermi spiegato bene. In qualsiasi paese al mondo, il TSO può durare anni o tutta la vita, in dipendenza dalla patologia e dalla necessità del malato, e viene fatto in posti adeguati e adatti alla permanenza anche per lunghi periodi (giardini, sport, lavoro ecc.). Chi ha mezzi sufficienti può quindi portare il congiunto -per esempio – in una clinica svizzera e farlo tenere là obbligatoriamente quanto è necessario. E’ quello che ha fatto Giovanni Agnelli con il figlio maggiore che era purtroppo schizofrenico. E che poi, tornato a casa dopo parecchi anni, si è suicidato buttandosi da un viadotto. Solo in Italia vi è questa bestiale ed assurda situazione: il TSO va fatto per poco tempo e solo in un Ospedale Generale. E da questo nascono tutti i guai che Voi e tutti gli altri utenti lamentate. Per quanto riguarda le altre domande, più squisitamente legali, preferisco che sia l’avvoicato a rispondere.

    in risposta a: Gli obblighi dei familiari vs. un malato di mente #662
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Dico anche io la mia, maturata dai 30 e più anni passati con questi problemi, in attesa di una più autorevole parola dell’avvocato.
    Intanto il TSO non è, di norma, molto breve. Dura una settimana, ma può essere rinnovato anche indefinitivamente. Ho visto malati che sono rimasti in TSO anche per due-tre mesi.
    Certamente è una tortura. Un Ospedale Generale è -per un malato di mente – una fossa dei serpenti. Può essere però una specie di benefico ricatto per obbligarlo ad accettare una comunità ( O vai in comunità o rimani qui dentro…)
    Credo che il malato possa chiedere di essere, alla fine del TSO, portato alla sua residenza. Se, purtroppo, è quella dei genitori, c’è poco da fare. Se il malato è violento ed i genitori non ce la fanno più, devono premere sulla struttura(avvisando anche i PM , i Carabinieri ecc.ecc.) perchè sia la struttura a trovare una sistemazione altrove al malato. Altra buona norma -oltre alla tutela – è chiedere l’invalidità civile e l’accompagnamento. In definitiva va sempre ricordato che la permanenza in famiglia del malato è quasi sempre dannosa a lui ed ai familiari. Va evitata a tutti i costi. Se si è ricchi il problema si risolve sempre. Se non lo si è, si deve strillare come aquile per farsi aiutare dalla struttura che è pagata per farlo. Prendete dal sito il “Survival pack”. Forse non troverete proprio un caso analogo al Vostro, ma sicuramente Vi può dare una traccia.

    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Cara Selene,
    l’unica possibilità è inserita in quella piccola frase” in questura mi hanno fatto redigere una lettera all’ASl” . Cioè Le hanno suggerito di responsabilizzare la ASL. E’ la ASL che non fa il suo dovere e Voi dovete – con raccomandate e magari con un avvocato – costringerli ad occuparsi in continuazione dello zio. Se lo zio si comporta male va messo in comunità. E se non accetta di andarci, la ASL deve fargli un TSO fino a che non accetta. E’ l’unica soluzione che, peraltro, la ASL segue solo – in genere – se è costretta dai familiari. E la si può costringere solo, appunto, con raccomandate, mandate in copia anche ai Carbinieri ed al PM. E se lo zio non prende le medicine, anche qui, denunciate la cosa con raccomandata, in cui dite che se succede qualche cosa la responsabilità è del medico che non ha seguito il malato. Leggete e prendeteVi il “survival pack”. Lo abbiamo fatto apposta. Tenete presente che c’è stato il famoso caso di un malato che ha ucciso l’infermiere che gli portava le medicine. La Cassazione ha stabilito che la colpa era del medico che non aveva seguito con solerzia l’evoluzione della malattia. E ha condannato il medico in via definitiva.

    in risposta a: Avere una madre malata #624
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Cercate di avere dei momenti di “vacanza” in cui potete fare una vita normale.
    Per esempio chiedete al CPS di ricoverare la mamma in una comunità per qualche settimana. O trovate una badante e Voi andate via una settimana.
    O fate dei turni di vacanza.

    E’ sempre importante mantenere una certa riserva di energia per i momenti difficili.

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