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SamPartecipante
Valentina, la capisco. Mia moglie ha lo stesso problema con la propria madre, fin dall’adolescenza. Sono quindici anni che assistiamo/aiutiamo/sopportiamo mia suocera, però rigorosamente a distanza, senza viverci insieme. Attualmente in questi giorni è in TSO di nuovo. Si fidi, dopo quindici anni di esperienza le consiglio la stessa cosa che le hanno già detto altri: si allontani fisicamente. Potrà sempre aiutare, assistere e supportare sua madre ma la vita insieme a un malato psichiatrico non è vita, è una prigione, è un incubo. Se il malato non ammette la malattia e non vuole farsi curare, NON PUO’ trasformare in un inferno la vita dei propri cari. Non è giusto. Si allontani e trovi il modo di aiutare la mamma ma conservando il suo sacrosanto spazio vitale. Pensi che se si ammala lei o se le viene un esaurimento, non potrà più aiutarla. Il suo allontamento sarà di aiuto ANCHE per il malato. Un grande in bocca al lupo.
SamPartecipanteAnna, per la mia esperienza familiare il malato è un “vampiro” psichico, sua madre ne è psicologicamente succube e non si libererà finchè non tornerà a vivere una vita SENZA DI LUI. Quello che mi sorprende è che con l’haldol ha ancora reazioni violente, posso chiederle quanti milligrammi assume? Non potete fargli alzare la dose? Per la mia situazione familiare, questo farmaco finora ha funzionato abbastanza bene, eliminando le manifestazioni aggressive.
SamPartecipante[quote=”Lucio Dal Buono” post=268]Mi spiace di essermi accorto solo adesso delle Vostre richieste di aiuto. Lasciatemi dire che il problema fondamentale è che la malattia non deve e non può essere gestita dai familiari, ma deve essere gestita dalle strutture a ciò preposte e pagate per questo. Come? Agendo sulla base della legislazione e del diritto. Se la struttura non risponde adeguatamente bisogna affidarsi ad un bravo (e cattivo) avvocato e fare in modo che risponda. Con raccomandate, esposti, denunce. Responsabilizzate la struttura. Non abbiate paura del TSO. Non abbiate paura di esposti e denunce. Meglio parlare chiaro prima (e soprattto scrivere) che lamentarsi dopo. Il TSO se è necessario va fatto senza alcuna esitazione ed è compito della struttura fare in modo che non si traduca in ulteriore danno per i familiari. Tenete presente che un malato che non è conscio della malattia è un malato mal curato. E’ opportuno e fondamentale fare interdire il malato o almeno fare un amministratore di sostegno. Dietro l’amministratorre di sostegno c’è il giudice tutelare ed i sanitari non gli possono rispondere invocando la legge sulla privacy: devono giustificare i provvedimenti che prendono. Io sono tutore di uno schizofrenico che ha ucciso la madre e che non ha tuttora coscienza della malattia. Due vite distrutte:la sua e quella della madre. Per non parlare dei problemi che hanno avuto le sorelle che vivevano con loro. Il torto della famiglia è stato quello di non denunciare con forza ed in maniera documentata e continuata il comportamento colpevole e criminoso dei sanitari. Dopo diventa impossibile ottenere giustizia. Infatti abbiamo perso la causa penale. Speriamo in quella civile. Ma bisogna non avere rispetto umano: questi medici sono pagati per curare i malati di mente e devono farlo. Altrimenti sono dei parassiti della società e bisogna cercare di estirparli. Denunciate, denunciate, denunciate. Specie se i malati sono violenti. La situazione può rapidamente diventare insostenibile. O può esserci -come c’è – un dramma irreversibile.[/quote]
Sono assolutamente d’accordo con tutto ciò che scrive. E’ il comportamento che la mia famiglia, personalmente, ha deciso di tenere da alcuni anni a questa parte avendo ben compreso l’atteggiamento spesso mediocre delle istituzioni preposte. L’omicidio di cui lei parla, noi l’abbiamo evitato più volte, per il rotto della cuffia, e solo per pura fortuna. Ma è una lotta continua. Che va portata avanti.
SamPartecipanteGentile Osvaldo, mi permetta di dissentire. Per esperienza personale, il malato schizofrenico ha episodi di violenza, a volte imprevedibili o comunque difficilmente intercettabili, in misura nettamente superiore alla media di una persona non schizofrenica. Abbiamo un familiare con cui conviviamo da vent’anni, e la violenza verbale e fisica è insita nel suo comportamento (solo la cura farmacologica ne attenua le manifestazioni). Conosco personalmente altre esperienze simili. Inoltre, quasi tutti i commenti che leggo sul forum da parte dei familiari raccontano di quotidiani episodi di violenza da parte di malati schizofrenici. Il malato schizofrenico è potenzialmente pericoloso e va gestito partendo da questa considerazione, altrimenti le conseguenza possono essere devastanti. Convinzione personale e discutibile, evidentemente.
SamPartecipanteBuongiorno Daniela, abbiamo un familiare schizofrenico da vent’anni quindi capisco bene la sua situazione. Io sono convinto che in questi casi il malato, se maggiorenne, vada allontanato dalla casa e dalla famiglia, cambiando le chiavi di casa e facendo una diffida alle autorità. Può essere una soluzione estrema ma io non ne vedo altre, soprattutto se la persona è violenta. La violenza del malato schizofrenico è inaccettabile e, potenzialmente, può avere conseguenze definitive. La situazione di suo fratello NON migliorerà da sola. L’unica possibilità è allontanarlo forzatamente oppure sperare in un nuovo TSO (con tutti i rischi del caso), da prolungare con raccomandate e l’intervento di un legale.
11 Settembre 2012 alle 6:41 PM in risposta a: INTERRUZIONE TERAPIA FARMACOLOGICA PAZIENTE SCHIZOFRENICO, A CAUSA DI RISCHIO ISCHEMIA-ICTUS #465SamPartecipanteLa ringrazio molto, mi è stato estremamente utile.
SamPartecipanteBuongiorno Leonora, ci sono state novità nella vostra situazione?
SamPartecipanteBuongiorno Anna, come si è evoluta la situazione? Ci sono state novità? Siete riusciti a fare un TSO ?
11 Settembre 2012 alle 1:06 PM in risposta a: INTERRUZIONE TERAPIA FARMACOLOGICA PAZIENTE SCHIZOFRENICO, A CAUSA DI RISCHIO ISCHEMIA-ICTUS #460SamPartecipanteGrazie della risposta. Il paziente ha 61 anni. Il rischio cardiovascolare, invece, viene attentamente monitorato tramite esami annuali, effettuati presso medici privati; tali esami sono peraltro nella norma.
Mi sembra di capire quindi che con questo quadro, NON vi sarebbe un’urgenza a sospendere la cura con Aloperidolo, nè un aumento scientificamente provato di pericolo di ictus. -
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