Sto pagando la cambiale
Ci vorrebbe un libro per raccontare cosa è stata la vita mia e della mia famiglia. Andrò perciò per estrema sintesi.
Mio fratello, di 4 anni più grande di me, a seguito di un parto asfittico, iniziò a soffrire, intorno ai 5 anni di età, di crisi epilettiche. Alla epilessia subentrò poi, col passare degli anni, una caratteropatia ed un ritardo mentale. Infine, intorno ai 15-16 anni, la schizofrenia.
Tralascio tutti gli episodi di violenza e di aggressività. Intorno agli anni 70 il primo ricovero al manicomio di Palermo. Infine le dimissioni perché, così dicevano i medici ai miei genitori, aveva solo bisogno di “terapia familiare”.
Io osservavo il tutto, diciamo, dall’esterno. Del resto sapevo che prima o poi la “cambiale” avrei dovuto pagarla io. Nel periodo di “terapia familiare” la situazione era la seguente: mio fratello improvvisamente decideva di partire per andare a parlare col Presidente della Repubblica. Se questo accadeva in inverno, lui partiva anche in maniche di camicia, si imbarcava sul primo treno. Mancava per giorni interi durante i quali, ovviamente, non assumeva alcuna terapia. Finalmente, colto da crisi epilettiche, veniva soccorso da qualcuno e ricoverato. I sanitari rintracciavano mio padre, il quale lo andava a prendere a Roma, Napoli, Milano etc., dopo avere pagato le multe salatissime perché ovviamente mio fratello viaggiava privo di biglietti. D’altra parte era uno stretto collaboratore del Presidente della Repubblica.
A casa: 4 pacchetti di sigarette al giorno e un paio di litri di caffè. Voleva caffè a tutte le ore del giorno e della notte e se mia madre non gli faceva il caffè erano urla e botte. Poi al telefono. 15 ore al giorno al telefono; quasi sempre chiamando il 113 perché lui ha sempre avuto il fascino della divisa e dal telefono doveva dirigere il traffico delle volanti. Poi faceva numeri a caso e i miei genitori pagavano qualcosa come 800 mila, un milione di bolletta ogni 2 mesi. I vicini di casa si lamentavano perché urlava. Usciva di casa e veniva investito dalle autovetture. In casa fumava anche a letto; la brace gli cadeva addosso e gli bruciava prima la camicia, poi la maglia ed infine la pelle. Aveva tutto il corpo costellato da bruciature.
Mio padre muore nel 1998 ed io mi accingo al pagamento della cambiale. Mia madre non è in grado di badare a mio fratello (a proposito, in tutto questo io mi laureo, mi sposo, inizio la mia professione di avvocato). Devo trovare una soluzione. Riesco a convincerlo a ricoverarsi in una clinica privata (ho sempre avuto un forte ascendente su di lui) dove rimane per quasi due anni (a pagamento)in forma più o meno clandestina. Nel frattempo mi batto come un leone col Dipartimento di Salute Mentale di Palermo. Faccio presente che per 20 anni se ne sono lavate le mani e che è venuto il momento di fare la loro parte. Riesco a raggiungere l’obiettivo della “presa a carico”(altro stupidario che vi consiglio di aggiungere a quelli già elencati nel sito). Nel frattempo, nella clinica privata, viene aperta una CTA (comunità terapeutica assistita) convenzionata con la ASL. Battendomi come 100 leoni riesco a fare entrare mio fratello nella CTA e a farlo uscire dalla clandestinità. Adesso è un utente del Dipartimento. Ma c’è un problema. Le CTA sono a termine, non più di 2 anni, perché per legge si guarisce in 2 anni e si deve guarire per legge perché altrimenti l’utente viene “istituzionalizzato” il che vuol dire vanificare 20 anni di buona psichiatria. E se mio fratello non guarisce perché è cronico che succede?
Il caso di mancata guarigione non è contemplato.
Mi dicono che devo trovare una soluzione perché mio fratello non può più stare in Comunità. Sempre battendomi, ma stavolta come una tigre ferita, comincio a parlare col Direttore della Asl, col capo dipartimento salute mentale, gli faccio capire che mio fratello ha ed avrà sempre bisogno di cure, che non può vivere da solo, che non può stare con mia madre e che io non intendo portarlo a casa mia ( la cambiale finisce con me: non posso farla pagare a mia moglie ed ai miei figli). Finalmente lo capiscono e trasferiscono mio fratello in una comunità della ASL. Lo trasferisco ed appena arrivato l’esordio è: non penserà mica che suo fratello potrà restare qui per molto tempo. Qui si fa solo riabilitazione Li mando a fare in culo e nel frattempo mi guardo in giro: i malati (anzi gli utenti) vagano in giro, domandano sigarette, domandano una moneta: esattamente quello che facevano i pazzi al manicomio quando arrivavamo io e mio padre. Ad ogni modo,nel giro di qualche mese trovo una comunità alloggio in provincia di Palermo e porto mio fratello lì. Ovviamente anche questa a pagamento. Le comunità alloggio di Palermo, quelle convenzionate col Comune, sono infatti sature e non c’è spazio. Non si capisce bene poi quali criteri adottano per accogliere un soggetto. Ad ogni modo, lì nella comunità, mio fratello sta bene ed ha finalmente capito che di andare a casa non se ne parla. A proposito:le comunità alloggio, almeno sulla carta, devono essere dotate di psicologi, assistenti sociali, equipe specializzate e quant’altro. Dovrebbero poi avere anche un infermiere per la somministrazione dei farmaci ( ma a che servono? Quando i malati sono a casa i farmaci non li somministrano forse i familiari?) Ad ogni modo: lì in quella comunità mio fratello sta bene e stanno bene anche gli altri utenti. Nessuno, dico nessuno del personale ha uno straccio di specializzazione. Hanno solo tanto affetto e tanto buon senso.
Adesso sono relativamente tranquillo, ma il prezzo che ho, che abbiamo pagato, è stato enorme.
Sono andato per sintesi: ho tralasciato i momenti più brutti. Più volte, durante tali momenti, avrei voluto incontrare Basaglia chiedendogli e ora? Che cazzo facciamo? Che soluzione hai? Come lo risolvi questo problema? Ho provato a chiederlo ai suoi degni discendenti e tutti a dirmi che la colpa è della Regione o del Comune o della Asl, e a dirmi comunque che mio fratello era stato fortunato ad avere me. Capito? Io avevo una missione! Io ero nato per prenderla nel culo. Spero solo che esista l’aldilà. (Se c’è, mi tocca il Paradiso. Del resto l’inferno l’ho già avuto) Spero pure di beccare Basaglia e raccontargli quante vittime ha mietuto la sua fottuta teoria
Ennio Tinaglia