Testimonianza da Catania
Da anni seguo le vicissitudini di un’amica “colpevole” di avere una madre affetta da schizofrenia paranoide e di vivere in una società che, in nome di una falsa scelta di civiltà, ha delegato la cura dei pazienti psichiatrici alla famiglia. La mia amica, ora trentenne, nata in seguito ad un rapporto occasionale avuto dalla madre con uno sconosciuto, viene adottata da una prozia con cui fino all’età di 17 anni vive insieme alla madre malata, orfana di madre e con un padre che, risposatosi, si è disinteressa di lei. Anni di caos e di sofferenza vissuti nel terrore a causa anche dell’assoluta mancanza di coscienza di malattia della madre che la induce a rifiutare ogni forma di terapia, con brevissime “pause” coincidenti con i trattamenti di TSO richiesti da comportamenti di violenza messi in atto dalla malata. La morte del padre porta la madre della mia amica ad ereditare un cospicuo patrimonio e ciò la induce a lasciare la zia e la figlia per andare a vivere in una casa ereditata. A partire da questo momento diventa facile preda di gente “perbene” (un avvocato e un costruttore) che la manipolano e le estorcono denaro. Avvisati dall’intenzione della donna di vendere delle proprietà ereditate la zia e la figlia iniziano una causa di interdizione durata degli anni, conclusasi con l’interdizione della donna ma senza potere evitare (a causa delle lungaggini della giustizia) la vendita di 3 appartamenti di nuova costruzione il compromesso di un quarto spacciati da questi illustri personaggi per “case di campagna inutili e di poco valore”. Ma i guai non finiscono qui: anni di gestione finanziaria fatta da una persona malata di mente ha portato all’accumulo di multe di notevole entità per omessi pagamenti di tasse (ilor, ici) che, oltre a comportare difficili contenziosi con le amministrazioni interessate hanno portato ad utilizzare gran parte dei già pochi soldi ricavati dalle vendite delle proprietà (la gran parte dei soldi si presume sia stata incassata dai personaggi di cui sopra che hanno fatto in modo di non lasciare tracce). Con l’interdizione della donna si è posto pure il problema di gestire adeguatamente la madre malata che, non potendo rientrare in famiglia con la figlie e la prozia ormai sfinite (la prozia ha ora 86 anni e crea alla mia amica non pochi problemi di gestione dovuti all’anziana età), viene affidata alle cure di un badante. Il rapporto col badante dura circa 3 anni e viene interrotto anche perché giudicato inadeguato alla gestione della donna che viene sempre circondata da individui loschi che abusano di lei sessualmente ed economicamente. Si decide di affidare la donna ad una casa protetta dove, nonostante le continue preoccupazioni legate ad occasionali fughe, è da alcuni mesi seguita. Tutte queste spese ( badante e ora casa protetta) hanno gravato economicamente (e continuano a farlo) enormemente sulla famiglia. La signora infatti non percepisce alcuna indennità di accompagnamento e la causa in corso pare non finire mai a causa dei continui rinvii delle udienze. Nel frattempo la situazione viene ingarbugliata enormemente dalla mancata riscossione di due affitti di appartamenti (un inquilino non paga da più di un anno e l’altro da più di due) e anche qui le cause di sfratto fra rinvii delle udienze e cavilli burocratici di ogni tipo pare non finiscano mai e portano ad un accumulo del danno sempre più grande in considerazione anche che, su tale cifre non riscosse, la legge impone pure il pagamento delle tasse. In tutti questi anni le strutture sanitarie si sono inoltre dimostrate assolutamente inadeguate a seguire la paziente, hanno sempre delegato alla figlia tutte le problematiche (figlia che, talaltro non può contare sull’appoggio di nessun parente e che a causa di tutti questi problemi vive una situazione di disagio personale molto grande). La mia amica in poche parole è vittima di un sistema sanitario e di un sistema giudiziario che si dimostrano ogni giorno incapaci di rispondere alle giuste istanze dei cittadini che vengono riconosciuti come tali solo per il pagamento di tasse. Sono profondamente disgustata di tutta questa situazione che, credo, sia condivisa da tantissime altre persone che, forse, dovrebbero trovare la forza di cercarsi ed unirsi per reclamare a piena voce il diritto ad una esistenza più umana. Non è giusto che chi ha un parente ammalato si trovi ogni giorno a vivere oltre al danno la beffa (e questo in un paese che si reputa civile)