Trieste: la persecuzione di una madre
Dicono che hanno chiuso i manicomi. Dicono che finalmente il malato è curato con efficienza ed umanità. La mia esperienza è stata del tutto diversa. Mia figlia è stata curata poco e male e dopo 14 anni di malattia è ormai cronicizzata. Io ho tentato di aiutarla. Ho tentato di protestare contro quelle strutture di Trieste che tanto si vantano quanto poco sanno fare. Come risultato mi hanno fatto 7 TSO con 3 ricoveri, di cui uno durato 40 giorni. Peggio della Russia di Stalin. Del resto gli psichiatri triestini si dicono comunisti: si vede che l’internamento del dissidente nel manicomio è per loro una tentazione irresistibile. Devo dire anche che le metodiche ed il comportamento del personale medico e paramedico del DSM mi sono sempre sembrati inadeguati alla cura di una malattia grave come è quella di mia figlia. Inoltre la loro azione è stata sempre contrassegnata da pressappochismo, presunzione, insofferenza e prepotenza nei riguardi delle legittime richieste di noi familiari, fino a culminare –nel mio caso –in quella che ritengo una vera e propria persecuzione.
Ma procediamo con ordine
Mia figlia ha manifestato verso i 17 anni i primi disturbi mentali. Come sempre accade ho fatto l’errore di rivolgermi agli psicologi dei CSM che ci hanno fatto perdere anni preziosi in chiacchiere inutili. Praticamente per qualche anno mi figlia è stata curata prevalentemente dal medico di base con gocce di serenase e con quasi nulla partecipazione del DSM di Trieste. Man mano che passava il tempo era però chiaro che mia figlia peggiorava ed erano sempre più pressanti ovviamente le mie richieste di aiuto
Nel 2001 mia figlia ha avuto un drastico peggioramento con aumento di voci (le allucinazioni auditive) e di disturbi. Ho chiesto verbalmente aiuto al CSM. Poi ho scritto raccomandate. A dicembre è rimasta a letto per un mese in uno stato di totale abulia. Il 27 dicembre mi sono recata personalmente a chiedere aiuto. Mi hanno dato appuntamento dopo 13 giorni.
A questo punto mi sono rivolto al Tribunale dei Diritti del malato.
Non so se a Trieste ci sia –come sospetto – una connivenza tra tutte le autorità politiche e civili, comunque il Tribunale mi ha inviato dal responsabile della ASL e questi, senza neanche ricevermi, mi ha dirottato nell’Ufficio di Dell’Acqua, il responsabile del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste. Questi mi ha chiuso in una stanza, ha mandato via l’amica che mi accompagnava e mi ha fatto un TSO, immediatamente e senza indugio convalidato dal mio sindaco. Sono uscita dal TSO solo dopo qualche giorno, perché avevo chiamato un Avvocato, che aveva fatto revocare il TSO.
La richiesta del TSO parla di “sindrome paranoidea” , di “vera e propria follia a due” e del fatto che si sono adoperati per addivenire ad un “programma di cure nei riguardi di entrambe le donne” ed afferma anche che il bisogno di cure si è fatto urgente e necessario. Strano che possano avermi giudicata malata dopo le mie proteste per le mancate cure a mia figlia. La richiesta del TSO è stata convalidata dal sindaco senza avermi né sentita né vista.
Dopo questo traumatico episodio la vicenda di mia figlia è andata avanti in maniera per me inaccettabile. Le era stata intanto fatta una diagnosi di schizofrenia. Oggi so che la schizofrenia è inguaribile. Però ho anche letto che le cure, se ben fatte e protratte, possono arrestare il decorso della malattia e almeno stabilizzarla. Questo è mancato totalmente nel caso di mia figlia: ho sempre avuto l’impressione che le cure fossero approssimate e a volte saltuarie. Si dava grande importanza a iniziative irrilevanti per la malattia, come una gita, una festa ed altre stupidate del genere che non alla ricerca del miglior psicofarmaco ed al suo più adatto dosaggio. Mia figlia era diplomata al liceo scientifico, studiava pianoforte al conservatorio ed era prossima all’esame finale di diploma: non era ancora così degradata da considerare interessanti le puerili iniziative della struttura.
Nel maggio 2006 mia figlia ha avuto un’altro aggravamento. Eravamo sole e senza assistenza. Me ne sono lamentata con il mio parroco ed ho usato una frase tipica di noi triestini “Sarebbe meglio buttarsi in foiba “. Il parroco è andato a protestare a nome mio al CSM ed ha purtroppo usato la mia frase per enfatizzare la nostra situazione ed ottenere un maggior aiuto per mia figlia. Non l’avesse mai fatto: i dottori del Centro ne hanno approfittato per fare un altro TSO di 15 giorni contro di me con la speciosa e falsa motivazione di una mia depressione e di idee suicide, cose assolutamente false, e motivando inoltre la cosa con il pretesto che il mio comportamento mettesse in pericolo la cura di mia figlia. Purtroppo il sindaco , che pure mi conosceva, bene ha firmato il TSO motivando la cosa con il fatto che non poteva rifiutarsi ad un atto burocratico dovuto. Come se la firma del sindaco non servisse proprio ad evitare abusi di questo tipo.
Mi sono fatta quindi 2 settimane, curata con il risperidal, uno psicofarmaco per psicotici che, ad una persona sana, provoca solo i pesanti effetti collaterali negativi senza dargli alcun beneficio. E’ stata una tortura. Sono uscita perchè ho radunato tutti i miei conoscenti ed amici che sapevano benissimo la situazione e che hanno fatto una specie di sollevazione popolare.
Eva intanto era stata ricoverata in un altra comunità. Poi è stata per 9 mesi al CSM, senza nessun serio programma terapeutico e abbandonata a sè stessa. Tutti i giorni io andavo a trovarla e la portavo fuori. Mia figlia però non voleva stare lì. E’ scappata più di 20 volte. Quando me la ritrovavo a casa telefonavo regolarmente al centro perchè la venissero a riprendere. Lo facevo, a dire il vero, anche perchè così mi era stato intimato di fare.
A febbraio del 2007 l’ho riportata a casa, sicuramente in una situazione psicotica molto peggiore di quando l’avevano presa in cura. A questo punto ho cominciato a cercare seriamente per mia figlia una soluzione fuori dall’ambito del DSM di Trieste, che aveva dato una così miserabile prova di capacità terapeutica. Pensavo a qualche comunità in Slovenia.
Evidentemente la cosa ha offeso questi psichiatri che si considerano i migliori del mondo. Il 25 luglio 2007, 12 persone sono venute a casa mia ed hanno prelevato me e mia figlia. Il TSO è stato questa volta motivato con mie “ reazioni psicologiche (alla malattia di mia figlia) con connotati francamente patologici “ . Come se si potesse attribuire connotati patologici ad una reazione psicologica di dolore per la malattia di una figlia! Questa volta non ho richiesto aiuto: ero affranta per mia figlia, volevo che fosse curata ed ero disposta a subire qualsiasi sevizia. Ed avevo anche paura per lei. Ho passato 40 giorni nel CSM trattata al solito con risperidal. Ancora ed ovviamente sono stata malissimo. Eva era stata ricoverata in un appartamento protetto con altre 5 persone. Erano alcolizzati, drogati e malati. Ha perso 30 kg in questo periodo. Non me l’hanno fatta vedere per parecchi mesi. Mi hanno detto che non fa altro che piangere e chiedere di andare a casa. Ho paura che muoia. Voglio strapparla alle grinfie di questi psichiatri triestini, che giudico assolutamente incapaci, e farla curare altrove.
Per quanto riguarda me, durante la mia ultima detenzione, il mio parroco ha fatto una denuncia ai Carabinieri. Appena uscita mi sono fatta fare due perizie psichiatriche, a scanso di ulteriori pericoli. Sono stata ovviamente giudicata normale. Anche la perizia che su di me è stata fatta su richiesta del Procuratore della Repubblica, parla di comportamento normale pur con una personalità paranoidea: sono cioè sospettosa. E vorrei vedere. Con quello che mi è capitato. Per fortuna in tutte queste vicende ho avuto un sacco di amici e conoscenti che mi hanno aiutata a che possono testimoniare la mia normalità.
Quello che è inaudito è che un cittadino possa essere preso, messo in manicomio e trattenuto là senza che nessuno possa difenderlo. Che la cosa si possa ripetere, secondo il piacere di quegli psichiatri che nessuno controlla, che sono riveriti da tutte le forze politiche e sociali , ma che a me sembrano una oscura e totalitaria forza di arrogante potere.
Infine che, nell’anno 2008, il manicomio ci sia e che sia un manicomio senza controllo, senza difese, senza umanità.